giovedì 9 luglio 2009

Il peggio è alle spalle (dicono), ma i disoccupati aumentano. E allora fatemi capire

Il numero dei disoccupati potrebbe aumentare nel 2010 e nel 2011. Lo dice il Fmi. ma allora ci prendono in giro? La crisi è finita, il peggio è passato, c'è la luce in fondo al tunnel. E poi ci dicono che i disoccupati aumentano. Fatemi capire: se aumentano i senza lavoro, come facciamo a uscire dalla crisi.
L'altro ieri ho assistito a una discussione di persone in un bar. "Quelli che se la cavano - dicevano - sono quelli che a casa hanno un anziano con l'assegno di accompagnamento". Che triste pensarlo. Però, se ci penso proprio bene, è davvero così.
Ecco che cosa sostiene il FMI sulla disoccupazione

mercoledì 8 luglio 2009

C'è chi tifa per Emma a Palazzo Chigi


Non se ne può più. Tutti i giorni vari istituti sfornano dati sulla crisi. "Il peggio è alle spalle", dice il primo. "Sì - gli risponde il secondo - vedo la luce in fondo al tunnel". Ecco che cosa scrive il Sole 24 Ore sui dati del Fondo Monetario Internazionale.

Poi c'è l'Italia, che è tutto un dis corso a parte. Berlusconi appare tranquillo, in realtà è agitatissimo. teme che alcuni poteri forti lo possano spodestare. Non sarà facile perchè un qualsiasi governo tecnico avrebbe bisogno dei suoi voti, i voti del Pdl. Intanto il Financial Times mette le mani avanti e comincia a parlare di un possibile esecutivo guidato da Emma Marcegaglia

venerdì 3 luglio 2009

"La crisi è un'invenzione dei comunisti"


Berlusconi nega che ci sia la crisi, Berlusconi nega di aver pagato delle ragazze. Si prepara ad accogliere i grandi del mondo e lanciare messaggi di ottimismo. Però sui giornali stranieri si legge qualcosa di diverso. Ecco che cosa scrive l'Economist

martedì 30 giugno 2009

Le Borse risalgono, le banche falliscono

Le Borse hanno chiuso un secondo trimestre da favola. Un rialzo così non si vedeva dal 1998. Eppure ci sono ancora dei problemi sul tappeto. Negli Usa (ah come è grande l'America) continuiamo ad assistere al fallimento di piccole banche. Come mai? Se le Borse risalgono, i consumi riprendono, il lavoro si trova. Ecco, come mai falliscono le banche? Ecco che cosa ho trovato sul blog "La grande crisi".

sabato 27 giugno 2009

Berlusconi non mangia in panettone

Dura? Non dura? Secondo me non dura. In un paese normale... In un paese normale non ci metteremmo neanche a discutere. Ma da noi è così e tanta gente lo ama ancora. Comunque, vediamo che cosa scrivono i giornali stranieri sulle ultime 8e le prossime) avventure di berlusconi.
Poi facciamo una scomessa. Secondo me non dura. Insomma, se fosse un allenatore di calcio di potrebbe scrivere: "Berlusconi non mangia in panettone".

Ecco che cosa scrive "Il Sole 24 Ore".

lunedì 8 giugno 2009

Bossi vince le elezioni

Che confusione stanotte in redazione
Vince Berlusconi. Emilio Fede commenta radioso. Ma vince soprattutto Bossi. Ecco che cosa scrive il Corriere della sera

venerdì 5 giugno 2009

LITIGARE STANCA


Litiga con tutti. Con i giornali, con la moglie Veronica, con Ancelotti, con chi si permette soltanto di sollevare obiezioni. ma chi è questo onnipotente? Ma dai, l'avete capito tutti.
Ecco che cosa scrive il sito Wallstreetitalia.com su Berluscon e Draghi in merito al lavoro precario

martedì 26 maggio 2009

Si fatica a trovare un lavoro

Risalgono le Borse , ma la situazione del mercato del lavoro resta preoccupante. Ecco che cosa dice l'Istat sul reddito delle famiglie, sui disoccupati fra 34 e 45 anni, su chi fatica ad arrivare a fine mese. Resta ottimista Berlusconi che, al di là delle parole, dovrebbe prendere provvedimenti a sostegno dei redditi e delel imprese.
Ecco l'articolo di Repubblica sui dati Istat

sabato 16 maggio 2009

"La crisi è stata arrestata". Lo dice Tremonti. Ma da chi? Dai carabinieri?

Il Pil nel primo trimestre dell'anno scende del 5,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Però il nostro ministro dell'Economia, Tremonti, ci rassicura: "la crisi si è arrestata". O forse dice che "l'abbiamo arrestata". O forse "l'hanno arrestata". ma chi l'ha arrestata? Lui, il capo della Fed, Bernanke? Il presidente del consiglio, Berlusconi? (ma ha trovato tempo anche per questo?, incredibile).
Invece la crisi non l'ha arrestata nessuno, purtroppo. Se fosse così facile... Bisogna prendere delle misure, decidere investimenti, ammodernare il paese. Tuto questo il goveerno non lo fa e la crisi, da sola, fa il suo corso. E durerà, purtroppo, ancora molto tempo se, come dicono i piccoli imprenditori aderenti a Confindustria, gli ordinativi risultano sempre in calo. Ecco, comunque, l'intervista di Tremonti al Corriere

giovedì 14 maggio 2009

1741 miliardi di debito pubblco

Sale il petrolio e salgono le materie prime. Dunque sta per tornare l'inflazione. E c'è sempre mano lavoro in giro. I precari ormai sono milioni e i cassintegrati non riusciranno tutti a tornare in fabbrica. Vogliamo metterci anche le entrate tributarie in calo? OK, c'è anche questa bella notizia.
Invece c'è qualcosa che cresce: il debito pubblico. Secondo la banca d'Italia siamo arrivati a 1.741 miliardi, una vetta mai raggiunta. Ed era il dato di marzo. Scommettiamo che ad aprile sarà ancora più alto. ma berlusconi dice che la crisi non esiste. se lo dice lui che si affida giorno e neotte ai sondaggi... Ecco che cosa scrive La repubblica

martedì 12 maggio 2009

Salgono petrolio e benzina, ferme le buste paga


Aumenta il petrolio, che arriva a toccare i 60 dollari al barile. E aumentano benzina e gasolio. Stanno aumentando anche i redditi? Non mi sembra. E allora sta tornando di moda una parola che avevamo quasi dimenticato: inflazione. Attenzione, attenzione. Se crescono i prezzi (si comincia con la benzina, il resto viene subito dopo) e non le buste paga, allora sono guai. E a pagare il prezzo della crisi (si cerca di sconfiggerla stampando moneta) sarà ancora il ceto medio, in gran parte i lavoratori dipendenti.

lunedì 11 maggio 2009

Tutti a Mantova il 29 maggio

Il 29 tutti a mantova: si parla di crisi e si mangia il risotto (alla faccia della crisi)

Il 29 maggio vado a Mantova per presentare il mio libro. Con me ci sarà Paolo Barrai, animatore e fondatore del blog MERCATO LIBERO. Ecco che cosa scrive sulla manifestazione.

Mantova, città di Virgilio e dei Gonzaga, Città bagnata da tre laghi.
Un centro storico da far invidia alle più belle città italiane.
VENERDI' ORE 18.30 - 29 MAGGIO - MANTOVA - CIRCOLO LA ROVERE MERCATO LIBERO organizza una serata per parlare di economia.
-SIAMO VERAMENTE FUORI DAL TUNNEL DELLA CRISI?
-LE MANOVRE DI POLITICA ECONOMICA DEI GOVERNI CHE CONSEGUENZA AVRANNO PER I NOSTRI RISPARMI?
-INFLAZIONE O DEFLAZIONE?
-COME INVESTIRE I RISPARMI DI UNA VITA?-
LE OBBLIGAZIONI DELLO STATO SONO UN INVESTIMENTO DA PREDILIGERE O DA RIFUGGIRE?
-IL RUOLO DI MATERIE PRIME E DELLA CINA NEI PORTAFOGLI.

Sono questi alcuni dei temi che tratteremo in una bella serata di fine primavera
.ORGANIZZAZIONE DELLA SERATA:
Inizio serata: Ore 18,30 - presso la bella sede del CIRCOLO LA ROVERE.
Via Romano Giulio, 22 - in pieno centro a Mantova -
ENTRATA GRATUITA - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA con invio email a mercatiliberi@gmail.comindicando il nominativo e un contatto telefonico.
Un ringraziamento particolare al Presidente del circolo (il Dottor Carlo Scardovelli) che ha messo a disposizione gratuitamente lo spazio.

PARTECIPERANNO:
MERCATO LIBERO (affronterà i temi proposti nell'articolo)
LUIGI FURINI nell'occasione presenterà il suo libro "ITALIA IN BOLLETTA".
La libreria Di Pellegrini di Mantova è sponsor e coorganizzatore della serata.

L'ultimo saggio del giornalista scrittore già autore dei fortunati "Volevo Solo Vendere La Pizza e "Volevo Solo Lavorare", entrambi bestseller di vendite e libri in grado di far discutere. La bravura narrativa di Furini è confermata dal fatto che anche in questo "L'Italia In Bolletta" si riesca a ridere (amaramente) dei vizi degli italiani, stavolta osservati sotto la lente d'ingrandimento della loro spiccata (e tragicomica...) inettitudine nei confronti delle questioni finanziarie. Da quelle più comuni e di tutti i giorni fino ad arrivare ad eventi epocali come il crollo di Lehman Brothers."Questo Paese" secondo il saggista - "è, almeno nel 70% dei casi, una frana nel leggere l'estratto conto bancario. Vale a dire la cosa più semplice che esista in ambito economico. Figurarsi allora quando il ceto medio si trova ad avere a che fare con complicatissime speculazioni degne di un broker scafato di Wall Street: vi lascio tranquillamente immaginare i risultati...". La domanda, però che serpeggia costante è la seguente: ma in Italia questa tanto pubblicizzata "crisi economica mondiale" esiste davvero? Si può parlare di un Paese in bolletta all'interno di una nazione occidentale che affolla le autostrade, le località di villeggiatura ed i ristoranti durante i ponti primaverili o che acquista, sulla carta, case da 8.000 euro al metro quadrato?
Avv. ROSANNA MONTECCHI (legale del Foro Mantovano e Segretario Provinciale per le libere professioni del CIU Confederazione Italiana delle Unione delle Professioni Intellettuali, con rappresentanza a Bruxelles, nonché Consigliere nel Movimento della Decrescita).
Insieme al dott. GIANLUCA MAROCCI, dottore commercialista mantovano, esperto di fiscalità societaria ci parlerà del progetto GRUPPO ACQUISTO TERRENI (GAT).
STUDIO TACCUSO-ANDREOLI. Lo Studio di consulenza Finanziaria collabora con Mercato Libero e opera nella zona di Mantova.

NON SOLO PAROLE!
Alla fine dell'incontro (verso le 20.30) il ristorante bar del circolo mette a disposizione un buffet al prezzo di 20 euro. Si prega di confermare l'eventuale presenza (la ricezione del circolo non è enorme). Inviate una mail di conferma a mercatiliberi@gmail.com, indicando il nominativo e un contatto telefonico. Ci sarà la possibilità di fare due chiacchere insieme, di conoscersi meglio, il tutto in un ambiente molto particolare e...non a stomaco vuoto(previsti salumi, mostarda, frittatine un buon primo piatto ecc ecc!)
Il giorno seguente, per chi si fermerà a dormire, sarà possibile scoprire Mantova e le innumerevoli località turistiche a pochi chilometri.

sabato 9 maggio 2009

Gli italiani riducono i consumi. Lo dice il Censis


(ANSA) - ROMA, 9 MAG - La crisi ha avuto ripercussioni significative¯ su "un italiano su due," ma ha consentito ai consumatori di fare pace con l'euro¯. Sono le conclusioni a cui arriva la quarta e ultima edizione del 'Diario della crisi', redatto dal Censis, secondo il quale il 47,6% degli italiani stato toccato concretamente dalle difficoltà economiche, anche se con intensità differenti: quasi il 40% ha subito perdite nei propri investimenti, mentre il 30% ha subito una riduzione del reddito. Allo stesso tempo, circa il 60% ha cercato di ridurre i consumi, senza grandi differenze tra chi è intervenuto sulle spese in generale e chi solo su quelle voluttuarie, mentre si ridotta ulteriormente la già modesta tendenza ad indebitarsi: il ricorso al credito al consumo infatti sceso del 10% nei primi tre mesi dell'anno rispetto al 2008. Il Censis sottolinea anche uno degli effetti più imprevedibili della crisi: quello di aver avviato una fase meno risentita nel rapporto tra gli italiani e la moneta europea. In particolare, il mondo dei salariati a reddito fisso ha conosciuto una piccola rivincita su tutti coloro che erano riusciti a speculare con l'euro. Grazie ad un'inflazione sostanzialmente ferma, al calo dei mutui e dei prezzi del carburante, vi è stato un recupero del potere d'acquisto di questa categoria. Nonostante ciò, al momento resta la confusione del ceto medio, che sta pagando la fine delle certezze passate, come la crescita costante, il welfare e la sicurezza del lavoro (specialmente per i figli). Secondo il Censis, sembrerebbe quasi la fine di una lunga fase di imborghesimento della società italiana e l'inizio, per il ceto medio, della paura di perdere terreno. Una paura ancora forte, tanto che per il 68,3% degli intervistati non è affatto vero che ormai abbiamo toccato il fondo. Spicca comunque il nuovo ruolo degli Enti locali. Mentre per il 55% degli italiani il soggetto pubblico non ha fatto qualcosa di concreto per famiglie e imprese¯, il 15% dei cittadini ha mostrato apprezzamento per il lavoro svolto da Comuni, Province e Regioni. Secondo il presidente del Censis, Giuseppe Di Rita, è comunque arrivato il momento di cominciare a pensare il dopo. Non tanto perchè la crisi e già passata e possiamo inconsciamente dedicarci ad altro, ma piuttosto perchè il pericolo oggi è proprio quello di seguire l'onda delle grandi emozioni medianiche. Rischieremo con ciò che tutto passi oltre, senza alcuna cosciente segnatura della serietà del periodo che abbiamo attraversato¯.(ANSA)
-MAG-09 12:55

Trovare lavoro? Basta accontentarsi

Non è vero che non si trova lavoro. Certo, bisogna fare qualche sacrificio. Come questi operai francesi che potranno continure a sfamare le loro famiglie se andranno a lavorare in India. "Sì, ma lo stipendio cambia"?, hanno chiesto ignari ? "Saranno adeguati agli standard di quel Paese", è stata la risposta. E quanto guadagna un operaio in India? Ben 69 euro al mese.
Ecco che cosa si può leggere sul Corriere della Sera

giovedì 7 maggio 2009

Altro taglio dei tassi, ma le banche non prestano soldi


La Bce ha di nuovo tagliato il tasso di sconto. Insomma, il denaro è meno caro. Dunque chi volesse ricorreere a un prestito bancario, da domani avrà un'agevolazione in più perchè pagherà un interesse passivo più basso.

Ma c'è un problema: le banche non prestano denaro. Non prestano denaro all'imprenditore che abbia necessità di sviluppare la sua attività. Niente, stop, chiuso.

Prestano qualcosina a chi può offrire una casa in garanzia o, al massimo, ti danno 5 mila euro se porti le firme di tuo fratello, tua sorella e dei tuoi genitori. Questa è la situazione di oggi.

Il governo farebbe bene a intervenire per prestare direttamente il denaro alle imprese. Sennò la macchina non si rimette in moto, tanto che ieri il presidente della Bce, Trichet, ha parlato di "prevedebile peggioramento del mercato del lavoro". Soltanto Berlusconi, ormai, va sostenendo che la crisi non c'è, che è un'invenzione dei giornali, che gli italiani non comprano auto nuove perchè intimiditi dalle troppe notizie sulla crisi. E allora come spiega il boom delle richieste di cassa integrazione?

A questo si aggiunga un'altra notizia: scrive un giornale tedesco che, se l'affare Opel va in porto, Fiat è pronta a chiudere due stabilimenti, uno al Nord e uno al Sud dell'Italia. Se l'affare Fiat-Opel si farà, assisteremo a una vera e propria guerra fra Italia e Germania, con in campo la politica e i sindacati, perchè da qualche parte Fiat vorrà tagliare. E vincerà il Paese in grado di offrire a Fiat le condizioni migliori.

sabato 2 maggio 2009

Fiat deve vendere qualcosa


Non è tutto oro quello che luccica. Ma Fiat ce la fa a comprarsi Chrysler, a ristrutturarla, a riportarla in utile, a diventare un colosso mondiale dell'auto, senza spendere un euro?

Questa l'intervista che ho fatto a Paolo Barrai, consulente indipendente, e apparsa sui quotidiani del Gruppo Espresso.


MILANO. Fatto l’affare con Chrysler, Fiat potrebbe puntare a un pezzo di General Motors, l’altra grande industria di Detroit. Ne parliamo con Paolo Barrai, consulente industriale e finanziario indipendente.
Il topo si sta mangiando il gatto?
Prima era la Gm che voleva prendersi la Fiat. «Difficile capire come finirà.
"Certamente General Motors ha commesso errori gravi negli ultimi anni. E adesso è in una posizione difficilissima. «Deve assolutamente vendere. E Fiat potrebbe prendersi uno dei suoi marchi, la Opel».
Negli anni scorsi Gm aveva un’opzione per comprarsi Fiat Auto. Poi, non avendola esercitata, aveva pagato una penale. In questo modo era come se Fiat avesse un valore negativo.
«Proprio così. Poi le cose sono cambiate, Marchionne ha rifatto molto modelli, l’Alfa 159, la Croma, la Bravo, la Panda, la Grande Punto, la nuova 500». Gm è rimasta immobile. Ha continuato a produrre macchine grandi, soprattutto Suv. E quando è venuta la crisi, o quando la benzina è schizzata in alto, le vendite sono crollate».
Tanto che Gm ha debiti per 43,3 miliardi dollari.
«Fiat sta solo un po’ meglio, ha 6 miliardi di debiti con le banche e 18 miliardi di debito complessivo, dove nella cifra sono comprese le emissioni di bond».
Si dice che Opel valga solo 500 milioni di euro.
«Bisogna vedere quanti debiti porta in dote. Comunque le due case lavorano già insieme ad alcuni modelli. Il pianale della Opel Corsa è lo stesso della Punto, quello della Opel Insigna è lo stesso della Croma. In più, a Prato, hanno una fabbrica che produce motori diesel per entrambe le aziende».
Fiat entrerà con in Chrysler senza sborsare un solo euro. Ma apporterà nuove tecnologie per 8 miliardi di euro. E’ possibile?
«Mah. Adesso Marchionne non spenderà un soldo. Ma in futuro? Quanto costerà ristrutturare la casa americana? Fiat adesso ha un valore complessivo di 9 miliardi. Forse dovrà vendere qualcosa».
Da Torino escludono la vendite di New Holland e Iveco.
«Per ora sì, ma creare un grande gruppo costa. E ci sono tanti debiti da pagare».
(g.f.)

mercoledì 29 aprile 2009

Le veline al potere. E la crisi? A pag. 17


La crisi è quasi finita. I giornali l'hanno passata a pagina 17. Prima ci sono il Papa in Abruzzo, la candidate di Berlusconi alle Europee, lo sfogo di Veronica, le Borse che risalgono, il Po che esonda (unoa volta si diceva straripa) e il ponte del I maggio per chi può. Epifani terrà il classico comizio a Roma. Meno male. L'ultima volta che è stato a Milano (per il 25 aprile) pare abbia speso 400 euro per una notte d'albergo. Così, se comizia da Roma il maggior sindacato dei lavoratori italiani risparmia qualcosa (che male non fa).

Ah, si diceva della crisi. Alcuni giornali l'hanno spostata a pagina 17. Altri l'hanno sbianchettata e non se ne parli più. Ecco un commento apparso su Repubblica.


Nella foto: Barbara Matera (fra le sicurissime , ex Letteronza)

lunedì 27 aprile 2009

Cala il lavoro, cresce la Borsa. I conti sono truccati

La Confindustria prevede, per il 2009, un calo di 650 mila occupati in Italia. Vuol dire che, finita la cassa integrazione, non tutti ritroveranno il lavoro. Intanto le banche (aiutate dal governo) continuano a mascherare i bilanci e presentano, addirittura, conti in attivo nel primo trimestre di quest'anno. C'è qualcosa che non mi convince. Ho trovato questo articolo su Wallstreetitalia.com

domenica 26 aprile 2009

Generazione 1000 euro (ma vanno bene anche 700)

La crisi rallenta, dicono gli economisti. Cioè siamo ancora in recessione, ma la caduta è meno veloce. A quando la ripresa? Intanto i giovani vivono sempre di più alle spalle dei genitori. E i famosi 1000 euro di tre anni sono diventati 800 (ma anche 700 o 600). Insomma, la vita è più cara e loro guadagnano meno.
Berlusconi pensa ad altro, alla Festa della Libertà (e non più della Liberazione), al G8 in Abruzzo, alle sue televisioni, deve dare un'occhiata al suo Milan, ecc...
Forse passeremo anche l'estate senza vedere un bricolo di ripresa mentre i più pessimisti dicono che bisognerà aspettare la primavera del 2010. Ecco un servizio sui precari pubblicato dal Sole 24 Ore

sabato 25 aprile 2009

Costa meno la Opel di una Opel


Sergio Marchionne, oltre agli affari americani, sta pensando anche alla Opel, gloriosa fabbrica tedesca ora in vendita per le difficoltà della sua controllante GM. Ma Marchionne, l'ha già detto, non vuole spendere un solo euro. Dunque, se l'affare si fa, sarà soltanto uno scambio di azioni, o di debiti (General Motors ha debiti in abbondanza e chissà se si salverà). Anche Fiat, in quanto a debiti, non scherza. Non sappiamo che cosa frulli nella testa della coppia Marchionne-Montezemolo, ma come non ricordare lo scambio di figurine di quando eravamo ragazzini ("ce l'ho, ce l'ho, manca. Ti do due Bulgarelli per un Mazzola). E chissà se non arrivranno a scambiare qualche bond GM per un'azione Fiat. O viceversa. Certo, sono affari complicati, che coinvolgono i governi e le diplomazie. C'è di mezzo Obama, dice la sua Berlusconi e i tedeschi non staranno a guardare.

In mezzo ci sono le sorti di centinaia di migliaia di lavoratori ma nessuno se ne occupa, tanto, se dovessero essere d'ingombro, c'è sempre la cassa integrazione pagata dall'Inps. Alla Fiat gli eventuali profitti, allo Stato le eventuali perdite. Ma allora non è cambiato niente, dai tempi di Bulgarelli e Mazzola.


Buon 25 aprile a tutti. Questo il pezzo uscito oggi sul Corriere

I paradossi di un paese in crisi

Ecco un bel servizio apparso oggi su Milanoweb.com


E' stato presentato l'altro giorno alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires, di fronte ad un'audience curiosa di sapere, "L'Italia In Bolletta" (Garzanti, 185 pagine), l'ultimo saggio del corrosivo Luigi Furini, già autore nel passato prossimo dei fortunati "Volevo Solo Vendere La Pizza" (2007. Recuperatelo se non l'avete ancora letto...) e "Volevo Solo Lavorare" (2008), entrambi bestseller di vendite e libri in grado di far discutere.
La bravura narrativa di Furini - che nella vita, oltre che autore letterario, è pure giornalista dell'Agl, l'agenzia giornali locali del gruppo Espresso-Finegil - è confermata dal fatto che anche in questo "L'Italia In Bolletta" si riesca a ridere (amaramente) dei vizi degli italiani, stavolta osservati sotto la lente d'ingrandimento della loro spiccata (e tragicomica...) inettitudine nei confronti delle questioni finanziarie. Da quelle più comuni e di tutti i giorni fino ad arrivare ad eventi epocali come il crollo di Lehman Brothers."Questo Paese" - spiega, sconsolato, lo stesso saggista - "è, almeno nel 70% dei casi, una frana nel leggere l'estratto conto bancario. Vale a dire la cosa più semplice che esista in ambito economico. Figurarsi allora quando il ceto medio si trova ad avere a che fare con complicatissime speculazioni degne di un broker scafato di Wall Street: vi lascio tranquillamente immaginare i risultati...".La domanda, infatti, che serpeggiava costante l'altra sera in Feltrinelli è stata la seguente: ma in Italia questa tanto pubblicizzata "crisi economica mondiale" esiste davvero? Si può parlare di un Paese in bolletta all'interno di una nazione occidentale che affolla le autostrade, le località di villeggiatura ed i ristoranti durante i ponti primaverili o che aquista sulla carta super-attici da 150 metri quadrati (a 8000 euro al metro quadrato...) nella nuova Zona Fiera qui a Milano? Incalzato da Roberto Rho (caporedattore de "La Repubblica - Milano") e da Paolo Barrai (acuto economista e autore del blog di contro-informazione finanziaria "Mercato Libero") Furini ha spiegato che "I cosiddetti 'super-ricchi' nel nostro Paese ci sono sempre stati, anche nell'800 quando il popolo moriva di fame, e quindi non mi è sembrato il caso di occuparmi di loro all'interno del mio libro. Libro che, invece, è rivolto prevalentemente al ceto medio con una serie di aneddotti dedicati al nuovo stile di vita degli italiani. Stile dettato da eventi mondiali come la recente crisi dei mutui americani Subprime ma anche da situazioni mai del tutto superate come i crack Parmalat e Cirio. Per non dire della vicenda dolorosa dei Bond argentini...".
"Però" - aggiunge il giornalista originario di Pavia - "tempeste finanziarie a parte, l'errore principale del ceto medio nostrano è che si è tramutato negli anni da 'formica' in 'cicala' tramite l'uso allegro delle rate o delle carte di credito cosiddette 'revolving'. Nel libro ho cercato di raccontare tutto ciò facendo esempi reali, al limite del paradosso, di gente che si spalmata i costi del viaggio di nozze in Brasile con un debito da restituire nell'arco di quaranta'anni; di quello che si è comprato il fuoristrada SUV ma, dopo aver terminato di pagarlo, lo tiene chiuso in garage perché non può permettersi di stare dietro al costo del bollo, dell'assicurazione e del pieno di benzina; oppure di quell'altro che si è addirittura comprato il cane di razza dilazionandolo in un tot di comode rate...".Ok, sembra che gli italiani - in tempi di crisi - siano diventati per reazione umorale ancora più consumisti del previsto. Ma il rischio reale, a questo punto, qual'è? "Il rischio" - spiega Furini - "è presto detto: c'è il pericolo che l'Italia si ritrovi ben presto, più che in bolletta, addirittura in mutande... Non vorrei passare per catastrofista o moralista, però, arrivati a questo punto, si può anche sperare che il ceto medio torni ben presto a fare la 'formica' utilizzando coscientemente la cara, vecchia calcolatrice di una volta. Quella macchinetta da poche lire che ti spiegava, ben meglio di certi analisti attuali, che, se volevi vivere un pochino tranquillo, le tue spese esterne non dovevano mai superare le entrate".
"Spiace infatti" - conclude l'autore de "L'Italia In Bolletta" - "che al giorno d'oggi si risparmi nel modo sbagliato... Qualche esempio? Bè, che senso ha comprare in autogrill il panino con la mortadella, invece che quello con il prosciutto crudo di origine protetta, se poi arrivati alla casa si acquista comunque l'immancabile Gratta e Vinci ? Oppure, scusate se torno sull'argomento, perchè fare la luna di miele in un posto esotico e di lusso se, quando sarai nonno e prossimo alle nozze d'oro, starai ancora pagando per il tuo matrimonio?". Paradossi, certo, ma raccontati da Furini anche le disavventure economiche più strampalate diventano perle di saggezza popolare in grado di far sorridere. E riflettere, ovviamente.
Il blog di Luigi Furini.
La scheda de "L'Italia In Bolletta" dal sito della Garzanti.

Simone Sacco

mercoledì 22 aprile 2009

Nel 2010 il debito/Pil al 121%, ma Tremonti è ottimista


L'Istat dice che 2,5 milioni di italiani vivono in povertà e che al Sud è povera una famiglia su 5.
Il Fmi dice che nel 2010 il rapporto fra deficit e Pil, in Italia, arriverà al 121%. Mi vengono i brividi. Di questo passo ci toccherà vendere la Torre di Pisa (ma anche il Colosseo ha il suo bel valore).
In America si è suicidato il capo del Settore Finanza di Freddie Mac.

Mi sa che la schiera degli ottimisti si assottiglia.
Io, che vede il bicchiere mezzo vuoto, sono già spaventato. Se qualcuno lo vede mezzo pieno, si faccia avanti.

lunedì 20 aprile 2009

"Alessandro, guadagni troppi soldi"


"Mia mamma mi sgrida perchè, secondo lei, guadagno troppo".
(Alessandro Profumo, ad di Unicredit, in un'intervista a "La Stampa")

La ghigliottina e il Grande Fratello

In Francia hanno "sequestrato" altri due manager. Le differenze retributive fra i manager e i lavoratori hanno assunto, ormai, proporzioni vergognose. Sono saltati tutti i parametri. E allora ho rintracciato su "Il Mondo" del 24 aprile questo stralcio di intervista al Pm di Milano Francesco Greco, che parla anche di Parmalat e di altre schifezze.
Ecco il botta e risposta:
Cosa pensa della rivolta contro i ricchi, dei sequestri di manager e banchieri?
"La sproporzione fra gli stipendi dei manager e dei banchieri e gli stipendi della gente comune era arrivata a livelli improponibili. E' andato in frantumi il patto sociale fra capitale e lavoro. Può succedere di tutto. E non è un caso che certi episodi siano accaduti in Francia".
Perchè?
"E' lì che hanno inventato la ghigliottina".

Fin qui le parole di Francesco Greco. Ho letto l'intervista (si parlava anche di altro), ci ho riflettuto, ho fatto un po' di conti, mi sono scandalizzato e incazzato. Poi ho acceso un po' la TV. C'erano le interviste ai poveri terremotati dell'Abruzzo, c'era Il Grande Fratello, c'erano commenti su Juve-Inter e su un altro canale c'erano spezzoni di programmi del 1990. Ecco, questa è l'Italia.

Tremonti è ottimista, ma i conti non tornano

Il ministro Tremonti va in TV e dispensa ottimismo. "Il peggio è alle spalle", dice. Il suo collega di governo, Sacconi, invita le aziende a non licenziare e a credere nell'immediato futuro. Ma il futuro prossimo non è così roseo. C'è un debito pubblico spaventoso (1.708 miliardi di euro) e, se tornano a salire i tassi, dovremo svenarci per pagare gli interessi. I dati sull'occupazione non sono affatto in miglioramento e, a giugno, tornano ad essere disoccupati i precari della pubblica amministrazione ai quali non verrà rinnovato il contratto.
In più, dando un'occhiata al mondo, vediamo che colossi come GM rischiano il fallimento (con inevitabili ripercussioni sul settore auto un po' dappertutto).
Ecco che cosa ha scritto Repubblica sull'intervento di Tremonti. Leggi qui

sabato 18 aprile 2009

"A ottobre vedremo segnali di ripresa"


Questa la mia intervista al professor Giacomo Vaciago, docente di economia alla cattolica di Milano, pubblicata su "Il Tirreno" di venerdì 17 aprile.


MILANO. Si vendono più automobili, le Borse sono in recupero, si vede la luce in fondo al tunnel?

«Non corra troppo in fretta. Le banche centrali dicono che sta rallentando il peggioramento. Come dire che la situazione peggiora, ma meno velocente di prima».

Giacomo Vaciago, professore di economia alla Cattolica di Milano, dice che la recessione sarà ancora lunga, che non è ora di festeggiare.

Un bicchiere di vino ce lo possiamo permettere?

«Se il massimo è un bicchiere di champagne, diciamo che siamo all’acqua minerale. Per ora io festeggio con l’acqua minerale».

Su, un po’ di ottimismo.

«Immagini di cadere dal 30esimo piano. Non siamo ancora al suolo, siamo arrivati al 10 piano».

E ci siamo già fatti male, quando arriveremo a terra, comincerà una fase di stabilità, prima della ripresa. Questo dicono i grafici.

«Il grafico della recessione ha la forma di una U. Si scende rapidamente, ci si assesta e poi si riprende».

E lei dice che non siamo ancora arrivati alla base della U, non abbiamo ancora toccato il fondo.

«Esatto. La produzione industriale mondiale è andata peggiorando nel primo trimestre di quest’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2008. Tutto ha coinciso con il fallimento della Lehman. Vedo un po’ di luce in questo mese di aprile, la curva non va più giù in picchiata».

A quando il fondo?

«Ad agosto. E durerà tutta l’estate».

Il giorno in cui toccheremo il picco minimo..

«Il primo ottobre, o giù di lì».

A novembre e dicembre ci saranno dei miglioramenti?

«L’ultimo trimestre di questo 2009 dovrebbe essere migliore del terzo».

Ma i mercati azionari sono già euforici. Recuperano bene, stanno cavalcado la ripresa.

«I mercati finanziari anticipano sempre gli avvenimenti di almeno sei mesi».

Parliamo di lavoro e occupazione. La situazione è pesante. «L’occupazione è sempre l’ultima variabile a mettersi in moto. Va a scoppio ritardato. Il peggio lo vedremo a dicembre, da gennaio 2010 ci saranno più posti di lavoro».

C’è da stringere ancora la cinghia?

«Se uno è disoccupato, diciamo che fino a marzo 2010 ha poche speranze di trovare un posto».

I governi si sono attivati, mettono in atto politiche di stimolo.

«Sì, ma gli effetti non si vedono in giornata».

Voi economisti temete la deflazione, un calo dei prezzi legato a un calo della produttività.

«E’ vero, ma non vedo questo rischio».

La risalita sarà forte come è stata la caduta? Insomma, tornerà il benessere di prima?

«Per dare una risposta bisogna capire fin dove il mercato era drogato dalla finanza. Quel sistema finanziario si è rotto e lo stanno buttando via. E ripartiremo quando la situazione finanziaria si sarà stabilizzata. Però credo che un mezzo punto di crescita potenziale l’abbiamo perso e sarà difficile da recuperare».

Al vertice del G20 hanno fatto tante promesse, hanno messo in cantiere una valanga di cose.

«Si devono fare le riforme, ma non si fanno in un’ora».

In Italia le riforme si fanno molto lentamente.

«Per fortuna la cose non devono partire da noi. C’è da rimettere ordine a un sistema mondiale. Ci sono 6 miliardi di uomini e donne al mondo che aspettano questo».

martedì 14 aprile 2009

MARTEDI 14 APRILE

RAI 3 CORRADO AUGIAS "LE STORIE" http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7886b9fb-6501-486c-af63-32b7b61aeacd.html?p=0

L’Italia in bolletta,il giornalista Luigi Furini, ospite di Corrado Augias a Le Storie Diario Italiano, fornisce una guida per “salvare” i risparmi ed evitare le trappole della crisi.

lunedì 13 aprile 2009

Sette giorni di vacanza, sette anni di debiti

L'intervista alla Gazzetta di Mantova.
Leggi qui

In 550 a Padova per ascoltare Paolo Barrai, leggere L'Italia in bolletta" e protestare contro le banche

Ecco che cosa ha scritto il "Corriere del Veneto"

A Padova Riunite 500 «vittime»
Banche, nuovi attacchi
«Abbiamo perso tutto»

PADOVA Andrea ha perso i risparmi di 19 anni di lavoro, Luca tutti i soldi conservati dal padre, Orlando l'intero capitale di famiglia, Alfredo si è accorto di un mutuo che lo stava dissanguando. E poi ci sono Maria, Fabrizio, Giuseppe, ognuno con una storia da raccontare. Venerdì sera, durante l'incontro organizzato a Padova dalla giornalista Rosanna Sapori e dal guru del blog «Mercato libero» Paolo Barrai, la sala grande dell'Hotel Biri sembrava un'immensa Spoon River di truffati. Tema della «conferenza di civile informazione», così come l'hanno voluta chiamare gli stessi promotori, «la crisi del mercato e i crack finanziari» (a prendere la parola anche il presidente dell'Adusbef, nonchè senatore dipietrista, Elio Lannutti e il giornalista Luigi Furini, autore del libro «L'Italia in bolletta»): un'occasione che molti dannati, ancora in lotta per cercare di ottenere giustizia, oltre che la restituzione di quanto dovuto, non hanno voluto perdere. Seduto in ultima fila c'era Andrea Cogo, una delle vittime del collo Parmalat. Venerdì sera si è presentato in sella alla sua bici e con una bandiera tricolore in spalla. «Vengo da Treviso e ho pedalato fino a Padova per portare la mia testimonianza – ha confessato l'uomo, 37 anni, ex stagionale all'Aprilia - . Da Calisto Tanzi avevo depositato circa 80mila euro: vent'anni di risparmi, che mi sarebbero serviti per ampliare la casa dei miei genitori. E invece... ». Invece tutto è andato in fumo. Ma Cogo non ha ancora perso la speranza. «Assieme ad altri 47 grandi azionisti siamo pronti a fare causa alla azienda di Collecchio - ha annunciato - . Io rivoglio indietro i miei soldi ». Qualche posto più in là se ne stava seduto Luca Giorni, un giovanotto di San Giovanni Val d'Arno, che in mano teneva stretta la copia di un decreto di citazione a giudizio. «Queste carte sono ormai l'obiettivo della mia esistenza – ha esordito - , si tta del processo che mio padre intentò prima di morire contro tre dipendenti della Cassa di Risparmio di Firenze. Questi signori, mite un incredibile raggiro, lo indussero a investire tutti i suoi risparmi, ben 268mila euro, in titoli di Stato emessi dall'Argentina ». Analogo destino per Orlando Masiero di Fiesso, fermo sulla porta. «Ho perduto tutto il capitale di famiglia nei bond Argentini – ha sussurrato - . Fino a qualche tempo fa ero fiducioso che Tremonti ci potesse dare una mano con i conti dormienti. Invece ora ho perso le speranze: quei soldi sono andati per salvare Alitalia e noi siamo ancora qui a cercare un conforto». Giovanni Viafora Insieme In cerca di giustizia Centinaia di persone si sono date appuntamento per ascoltare i consigli del guru Paolo Barrai

Alla Cisl hanno letto il mio libro. E hanno scritto...

Fino a pochi anni fa, gli italiani erano un popolo di risparmiatori. Oggi non più. Il primo colpo è arrivato, grazie alla complicità delle banche, con l'insolvenza dei bond argentini, le bancarotte di Cirio Parmalat, l'agonia di Alitalia, che hanno "tosato" decine di migliaia di famiglie, un'altra botta l'hanno data i tassi d'interesse, che per un certo periodo hanno fatto schizzare in alto le rate dei mutui. In un panorama segnato dall'inflazione, da una pressione fiscale in costante salita, dall'aumento delle tariffe, l'affondo finale è arrivato con il grande crac dell'autunno 2008, quando tanti lavoratori sono stati licenziati o cassintegrati e molti investimenti "sicuri" si sono praticamente azzerati, Ma un conto è parlare di finanza e di economia in termini astratti: il Pil che sale e scende, i tassi che rimbalzano su e giù in un balletto indecifrabile. Altra cosa è vedere come l'economia e la finanza incidano sulle nostre vite. Tutto questo ce lo racconta Luigi Furini, con un viaggio-inchiesta tra gli italiani ormai strozzati dai debiti. Perché - ci fa capire Furini - questa crisi ci sta toccando tutti e di certo non bastano gli inviti all'ottimismo, i salvataggi miliardari delle grandi banche e dei banchieri (gli stessi che ci hanno portato lino a questo punto) o le sparate demagogiche a rimetterci in carreggiata. Un libro utile, che si legge come un romanzo.

sabato 11 aprile 2009

Chi perde il posto ha diritto di sapere perchè

Sui leggono notizie pazzesche. Ci sono dirigenti che vengono liquidati con milioni di euro dopo aver provocato disastri nelle società da loro governate. La Seat PG (dove PG sta per pagine Gialle) in Borsa è passata da 6 euro a 0,00000 qualcosa (il prezzo che vedete sui giornali inganna perchè sono state raggruppate le azioni in ragione di 200 a 1) e il suo amministratore delegato si è detto fiero di aver incassato, in un anno, 8 milioni di euro di stipendio, bonus e tutto il resto.

Poi ci sono le aziende che licenziano, che "esuberano" perch hanno organici troppo folti e i loro manager vengono "premiati", per questo, con milioni di euro.

Ogni tanto qualche manager viene "trattenuto" in ufficio per una notte e costretto a subire un "faccia a faccia" con i lavoratori che hanno perso il posto. E tutti gridano allo scandalo. Ma io quando lo incontro il manager che mi ha licenziato se viaggia con la "security", se certamenrte non frequenta il mio ufficio? Quando gli parlo? Quando lo posso vedere a 4 occhi per dirgli che mi sta rovinando la vita?

Quando lo incontro a tu per tu il manager Alitalia che ha piazzato in giro le obbligazioni che non valgono più una cicca? bene, se non riesco a incontrarlo, permettete che, se lo incontro, lo possa "trattenere" qualche ora per spiegargli che cosa penso di lui e di tutta la ciurma di gente che lo circonda. Oppure mi arrestano per sequestro di persona? E perchè non arrestano lui per falso in bilancio, frode fiscale, distrazione di fondi, aggiotaggio, insider trading e...e... ce ne sarebbero di articoli del codice da contestargli. Mi fermo qui perchè sono incazzato. Buona Pasqua a chi crede. Buona domenica agli altri.

intervista alla radio

"NUDO E CRUDO" Radio rai, del 3 aprile conduce Giulia Fossà

Impigliati nella storia. Ci sono persone che si trovano, loro malgrado, a vivere vicende impreviste che cambiano il corso delle loro esistenze. Il mondo è violenza e caos: Nudo e Crudo da voce a quei narratori che cercano di combattere l'indifferenza. E il ceto medio, a rischio estinzione, vede svaporare risparmi, crescere debiti. E' l'Italia in bolletta. Ospiti del programma di Giulia Fossà: lo scrittore, Antonio Moresco; la regista cinematografica e scrittrice, Anna Negri; i giornalisti e scrittori, Giovanni Fasanella e Luigi Furini. Nello spazio Post-it, dedicato agli appuntamenti imperdibili, in collegamento il musicista Vinicio Capossela.



ascolta qui

martedì 7 aprile 2009

Tempi durissimi. I conti in rosso e troppi disoccupati

Prevedo una brutta Pasqua. A marzo la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. A pensarci bene si tratta di una percentuale impressionante, da brivido. In più le aziende, quelle americane prima delle nostre, stanno presentando deludenti risultati trimestrali. Dunque i conti non tornano e le banche continuano a nascondere asset tossici nei loro bilanci. Lo fanno perchè, se dovessero spiattellare la verità, dovrebbero portare i libri in tribunale. Invcece cercano di correre ai ripari e cercare di sanare, poco a poco, la situazione. Ce la faranno? Difficile fare previsioni. Intanto si continuano a perdere posti di lavoro, il reddito delle famiglie è in calo e i prossimi mesi saranno durissimi.
Se la Borsa è il termometro della situazione, ecco questo servizio

lunedì 6 aprile 2009

La vedo dura. Tempi lunghi per uscire dalla crisi.

La vedo brutta. le Borse stanno risalendo ma tanti anni di esperienza mi insegnano che i mercati azionari vanno per conto loro, spesso non tengono conto dell'economia reale. Per esempio, se la Fiat licenzia il titolo sale perchè in Borsa si pensa che la società possa risparmiare sul costo del lavoro (perchè le macchine le può produrre tranquillamente anche in Polnia). Dunque, al di là delle indicazioni delle Borse, vedo tanti italiani perdere il posto di lavoro. E tanti in cassa integrazione. Quanti di questi potranno rientrare in fabbrica? Si pensa che il 30-40% degli attuali cassintegrati non troverà più il posto in azienda. E poi ci sono troppi lavoratori precari, troppi a tempo determinato che ormai si pongono la solita domanda: "Tu quando scadi"?
Basteranno gli ammortizzatori sociali?
Il reddito delle famiglie sta certamente scendendo e tante persone hanno debiti da pagare. Magari sono debiti fatti anche con leggerezza, per andare in vacanza o per comprare un'auto più potente. Questo è successo fino all'anno scorso, ma spesso le rate venivano fatte per 48 o 60 mesi, quindi la strada è ancora lunga.
Ho appena cominciato a presentare il mio libro "L'Italia in bolletta". Sono contento, si vede un gran pubblico. Tanti vengono per sfogarsi, per dire che la banca li ha ingannati. Vengono a dire che i loro risparmi sono andati quasi tutti in fumo. Altri mi chiedono quando finirà la crisi. Domanda difficile e, per questo, sono affiancato da Paolo Barrai, un consulente serio (e indipendente). Insieme, per quanto possiamo, dispensiamo consigli. La prima cosa che diciamo a tutti? Di fare il passo secondo la gamba. Siamo finiti in questa crisi per un eccesso di debito. E ora che cosa facciamo? Altro debito per poterne uscire? Non mi sembra la strada migliore

martedì 24 marzo 2009

Le Borse sorridono. Si vede la luce in fondo al tunnel?

L'economista Nouriel Roubini vede la luce il fondo al tunnel. Non dice che la crisi è finita, ma lancia segnali di ottimismo. Se lo dice lui, pessimista fino al midollo... Però Roubini è stato il primo a dire ci sarebbe stata una crisi e che sarebbe stata dolorosa. Gli altri quasi lo prendevano in giro mentre lui, in giro per il mondo, continuava a predicare che non si poteva continuare con quel passo, fra debiti altissimi, titoli tossici e governi immobili. Intanto ieri le Borse sono tornare a sorridere. Grazie al piano-Obama è tornato un po' di ottimismo. Ma se la crisi finanziaria anticipa di sei mesi la crisi economica e la crisi sui mercati potrebbe essere alla fine, vuol dire che abbiamo ancora da tirare la cinghia per un po?
Ecco le previsioni di Roubini
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/03/crisi-previsioni-roubini.shtml?uuid=3388980e-15f8-11de-b10b-99dfe267c1d8&DocRulesView=Libero

martedì 10 marzo 2009

La crisi sarà lunga, diamo fondo ai risparmi

Nel bimestre gennaio-febbraio i disoccupati sono aumentati del 46% rispetto allo scorso anno. Un dato più che allarmante. A febbraio il ricorso alla cassa integrazione è aumentato del 553%. Si stanno studiando rimedi e misure di per integrare il reddito di chi perde il lavoro. Nel frattempo gli italiani tirano avanti spendendo parte del denaro accumulato in precedenza. E chi non aveva risparmi da parte? Si indebita. Il tutto per cercare di mantenere lo stesso stile di vita. Basteranno i risparmi delle famiglie per traghettare l'Italia fuori dalla crisi? I numeri dicono di sì, dovremmo farcerla. Ecco questo servizio sull'aumento della disoccupazione.
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/economia/disoccupati-lavoro/disoccupati-lavoro/disoccupati-lavoro.html

martedì 3 marzo 2009

Le condizioni peggiorano, non per tutti

Crollano le Borse, i rispami vanno in fumo. E' difficile trovare lavoro, anzi è più facile perderlo. Dunque stiamo peggio, lo dicono anche i dati dell'Istat. No, no. Non tutti stiamo peggio. Al Senato hanno abbassato i prezzi delle consumazioni al bar. Se lo dici ti dicono che fai delle demagoria e dell'antipolitica, che è troppo facile sparare nel mucchio. Ma non è peggio stare zitti?
Leggi qui
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/buvette/buvette/buvette.html

Non ne posso più

La situazione precipita. Cala il Pil, cresce il debito, crollano le Borse, non ci sono posti di lavoro, ma sembra che in questo Paese l'informazione vada bene così. Di qui i pacchi, di là il Grande fratello, non so quando comincerà La fattoria. Se la sinistra ci manda Luxuria rischia di vincere ancora, almeno così vince qualcosa e facciamo un bel dibattito sul Riformista. Ma quanto costa un monolocare in Svizzera?

domenica 1 marzo 2009

La mensilità a chi perde il lavoro. Dove prendere i soldi?

Tagliando i costi della politica si potrebbe pagare la mensilità a chi perde il lavoro, come propone il segretario del PD, Franceschini. Io non sono d'accordo con l'alzare ancora di più il debito pubblico. In cassa non è rimasto niente. Dunque, per ogni euro che la politica decide di spendere, un altro euro deve rientrare (piuttosto facciano i controlli fiscali). Ci sono due interessanti articoli sulla crisi. Eccoli.http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_28/franceschini_proposta_assegno_mensile_disoccupati_cgil_31b96642-059b-11de-b310-00144f02aabc.shtml
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/economia/crisi-17/allarme-interinali/allarme-interinali.html

mercoledì 25 febbraio 2009

I miei soldi per salvare Unicredit. Mi sento un eroe. O, per dirla con Mourinho....

Il governo va in aiuto alle banche con 10 miliardi di euro. Le banche emettono i bond e Tremonti li sottoscrive. E dove va il governo a prendere 10 miliardi di euro, freschi, freschi? Molto semplice. Glieli diamo noi. Il governo emette Bot e noi li sottoscriviamo. E con i nostri soldi lo stesso governo sottoscrive i bond di Unicredit e Intesa, ecc... Insomma, con i miei risparmi salvo Profumo e la sua banca da un probabile default. Mi sento un eroe. O, per dirla con Mourinho, un pirla.
Se vuoi, leggi il pezzo del Corriere sui Tremonti Bond
http://www.corriere.it/economia/09_febbraio_25/tremonti_bond_firma_1c2360c8-0341-11de-a752-00144f02aabc.shtml

martedì 24 febbraio 2009

I prezzi scendono, i consumatori ritrovano un po' di fiducia

Gli economisti misurano la febbre al mercato. Un termometro usato è la fiducia dei consumatori. In Italia è in crescita, spinta, dicono, dalla bassa inflazione. Negli Usa è ai minimi storici, eppure siamo tutti sulla stessa barca. L'impressione è che le rilevazioni vengano fatte a casaccio. Per saperne di più leggi questi due articoli.
il primo, sul corriere;
il secondo su wallstreetitalia

venerdì 20 febbraio 2009

Quanto è lungo il tunnel della crisi? Dicono che bisogna aspettare il mese di luglio

I dati che vengono dalle industrie fanno tremare le vene dei polsi. Il settore auto, poi, non accenna a riprendersi. Non è che abbiamo fatto il passo pià lungo della gamba negli anni scorsi e adesso paghiamo il conto? Per saperne di più leggi questo pezzo sul corriere

mercoledì 18 febbraio 2009

Ristoranti? No grazie. Stasera giochiamo a tombola

In America non si esce più la sera. La crisi costringe milioni di persone davanti alla tivù. Lo sostiene il Corriere. In Italia bar e ristoranti sono ancora pieni. Forse la crisi non è ancora arrivata. Per saperne di più, leggi qui

Ristoranti, no grazie. Stasera giochiamo a tombola

La crisi riporta tutti con i piedi per terra. Chissà se gli americani esagerano. Io, in Italia, vedo ancora tanta gente in giro in bar e ristoranti. Per leggee quanto accade negli Usa vai sul sito del Corriere

martedì 17 febbraio 2009

La crisi e gli sprechi della politica

Ho scopero che un assessore provinciale ha, in media, un ufficio con 80 segretarie, impiegati, funzionari, ecc... ma che cosa fanno 80 persone in un ufficio di un assessore provinciale se le Province non hanno competenze (e vanno giustamente abolite)? Prendono lo stipendio. Non sarebbe meglio farli lavorare in settori più produttivi? Non è populismo perchè la crisi richiede interventi finanziari urgenti. E soldi non ce ne sono, a meno di non aumentare ancora il debito pubblico

2009 anno difficile. Si pensa già all'anno prossimo, ma siamo solo a febbraio

PARIGI (Reuters) - La crisi finanziaria internazionale potrebbere vedere la conclusione dall'inizio del 2010, se i governi prenderanno le necessarie misure, ma il problema potrebbe protrarsi se non lo fanno. Lo ha detto il capo del fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn alla radio France Inter aggiungendo che "in ogni caso il 2009 sarà difficile". "Se facciamo tutto ciò che è necessario la fine della crisi potrebbe arrivare all'inzio del 2010. Se non facciamo ciò che è necessario si protrarrà" ha detto Strauss-Kahn. Il capo del Fmi ha inoltre detto che il ritmo con il quale le banche stanno ripulendo i loro bilanci non è abbastanza veloce e i piani di stimolo dei governi devono essere più efficaci.

lunedì 16 febbraio 2009

Crisi: Sacconi, si rischia il disastro sociale

Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi lancia l'allarme. L'attuale crisi economica può portare a una situazione di "disastro sociale". All'Ansa dice: "E' fondato il timore che la crisi possa determinare un disastro sociale, con tensioni nelle aree più vitali del Paese, come la Lombardia, il ricco nordest e la Torino dei beni durevoli". Per il ministro sono dunque fondamentali criteri di "stabilità, liquidità e occupabilità".

Piloti precari?

Leggete qui: Cai, per decine di piloti "a tempo" non ci sarà neanche la Cig
Poi votate il sondaggio a destra

sabato 14 febbraio 2009

La crisi colpisce tutti

Come uscire dalla crisi? Queste le proposte del PD. Basteranno 16 miliardi di euro?
Leggi questo articolo su Repubblica.it

venerdì 13 febbraio 2009

La crisi finanziaria si fa sentire sull'economia reale

ROMA - Il Pil del 2008, corretto per i giorni lavorati, ha fatto registrare un calo dello 0,9%. L'ultima stima governativa, aggiornata con il Programma di stabilità, indicava un Pil in calo dello 0,6%. Nel quarto trimestre del 2008 il Pil ha segnato un calo dell'1,8% sul terzo trimestre 2008, quando era sceso dello 0,6%, dato rivisto da -0,5%. Sempre nel quarto trimestre, il Pil ha mostrato un calo del 2,6% su base annua, dal tendenziale di -1,1% del terzo trimestre 2008, rivisto da -0,9%.
RISULTATO PEGGIORE DAL 1993 - La media annua segna il risultato peggiore dal 1993, il calo congiunturale del quarto trimestre è invece il risultato peggiore almeno da inizio serie storiche nel 1980. «Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria e dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura», dice Istat, aggiungendo che l'effetto di trascinamento sul 2009 è pari a -1,8%. Cioè, chiarisce l’Istat, se nel 2009 non ci fossero variazioni nella crescita per tutto l’anno, il 2009 si chiuderebbe con un calo dell’1,8%.«Nel quarto trimestre il Pil è diminuito in termini congiunturali dell'1,5% nel Regno Unito e dell'1,0% negli Stati Uniti - continua l'Istat - in termini tendenziali il Pil è diminuito dell'1,8% nel Regno Unito e dello 0,2% negli Stati Uniti e -2,1% in Germania».

lunedì 9 febbraio 2009

Tempi duri, nessuno interviene

Tempi durissimi per chi cerca lavoro, per chi ha solo un posto a tempo determinato, per chi è in cassa integrazione. Adesso c'è la crisi ed è più difficile sistemare le cose. I problemi, a mio avviso, andrebbero discussi e risolti in tempi normali. Così, se arrivano le crisi, possiamo affrontarle. Invece in questo Paese si discute di Grande Fratello, di talpe, fattorie e via dicendo. Poi quando arriva la crisi (ed è arrivata) ci troviamo impreparati. Le leggi non ci sono, i precari aumentano, il mondo del lavoro non è in grado di assorbirli, gli ammortizzatori sociali non ci sono per tutti, e via dicendo. E altrettanto si potrebbe dire per l'enorme debito pubblico (quasi 1.800 miliardi di euro). Adesso ci sarebbe da dare una mano ai più poveri, a chi non ce la fa. E dove vai a prendere le risorse? Un'altra volta aumentando il debito? Insomma, in tempi normali bisognerebbe mettere il fieno in cascina.

Da precari a disoccupati il passo è breve

L'anno nero del lavoro a tempo I precari rischiano l'estinzione
di ROBERTO MANIA

DA flessibili a precari. Da precari a disoccupati. La recessione sconvolge i mercati globali ma anche quelli locali del lavoro. In Italia ci sono circa 4 milioni di lavoratori con contratto atipico e per molti di loro l'obiettivo del posto fisso scolorisce e forse svanisce dentro la perfetta tempesta finanziaria. Per gli atipici, piuttosto, questa è la stagione dei licenziamenti, mentre la precarietà allarga i suoi tentacoli e penetra in quella che era la cittadella dei garantiti del contratto a tempo indeterminato. S'avanzano valanghe di cassa integrazione e di mobilità. E almeno un milione di atipici rischia di finire nelle liste di disoccupazione. La flex-security resta un anglicismo e soprattutto uno slogan con poca fortuna nel Belpaese. Questa è la prima recessione che affrontano i precari made in Italy. La precedente, quella del '93 con quasi un milione di posti persi, non l'hanno vista semplicemente perché non c'erano. Il pacchetto Treu e poi la legge Biagi, con le tante tipologie contrattuali, arriveranno dopo, a cavallo tra il Novecento e il nuovo secolo: dai co. co. co ai co. co. pro; dal lavoro interinale a quello in somministrazione; dal job sharing al job on call, fino allo staff leasing. Si disse che bisognava rendere più facile l'ingresso nel mercato del lavoro. E le generazioni più giovani hanno sperimentato tutte le vie d'accesso. Ma ci si accorge oggi che è soprattutto più facile licenziare. O non rinnovare i contratti a tempo, che poi è lo stesso. Così - stando a un sondaggio di Eurispes - oltre il 46 per cento degli italiani ritiene che le nuove regole del mercato del lavoro abbiano soltanto reso più difficili le possibilità occupazionali dei più giovani.
Eppure certifica l'ultimo Rapporto del Censis - tra il 2004 e il 2007 l'incremento del lavoro atipico è stato del 14,7 per cento contro una crescita di quello tipico di appena il 2,3 per cento. E ancora: nello stesso periodo i contratti a tempo determinato sono aumentati di quasi il 19 per cento. I numeri complessivi sui precari in transito verso la disoccupazione ancora non ci sono, ma basta guardare cosa sta accadendo in alcune regioni industriali del nord, dove la crisi sta picchiando già duramente, per intuire il trend. In Piemonte a dicembre le assunzioni attraverso i contratti a tempo determinato sono crollate di quasi il 20 per cento, dopo il - 13,3 per cento di ottobre e il - 18 per cento di novembre. I prossimi mesi, va da sé, saranno peggiori. Tra ottobre e novembre nel torinese - dati provenienti dai Centri per l'impiego - si sono persi, senza i rinnovi dei contratti a termine, così quasi 21 mila posti di lavoro, quando solo nei tre mesi precedenti il calo era stato decisamente più contenuto: poco più di 4.000. Il grafico del Veneto non è diverso e l'inversione di tendenza si è registrata a ottobre: da quasi 12 mila contratti a tempo determinato di settembre e meno di 7.000 a novembre. Poi c'è l'Emilia Romagna: nel 2008 sono stati assunti con contratto a tempo determinato 109 mila persone, 90 mila di queste scadono nei primi sei mesi di quest'anno. Dire che sono a rischio è un eufemismo. Tre economisti del sito de lavoce. info (Fabio Berton, Matteo Richiardi e Stefano Sacchi) hanno stimato che a dicembre sarebbero scaduti 300 mila contratti a tempo determinato e solo una parte di questi (meno del 38 per cento) avrebbe poi potuto ottenere il sostegno al reddito. Perché - nell'epoca della produzione just in time e, appunto, della flessibilità del lavoro - il sistema degli ammortizzatori sociali, salvo qualche intervento realizzato dall'ultimo governo di centrosinistra, non è ritagliato per le misure degli atipici. Che non hanno la cassa integrazione perché non mantengono il rapporto con la propria azienda, e per i quali l'accesso all'indennità di disoccupazione è spesso un tragitto tortuoso per superare gli ostacoli che la legge frappone a chi non ha avuto un rapporto standard senza interruzioni. D'altra parte questo è il doppio mercato del lavoro che si è ingrossato negli anni e che non si è mai avvicinato alle vecchie, in fondo rassicuranti, protezione d'epoca taylorista. Ancora i numeri, questa volta relativi al lavoro interinale che, nell'ingordigia definitoria, è diventato "a somministrazione". Insomma, il "lavoro in affitto". La fonte, questa volta, è l'ultima indagine trimestrale dell'Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo. Dunque, nel terzo trimestre del 2008 la differenza tra missioni avviate e cessazioni ha registrato un saldo negativo di 60 mila unità (pari al 25 per cento delle missioni avviate nel periodo). Ma nel 2007, considerando il medesimo arco temporale, il saldo era positivo, con un numero di assunzioni superiore di circa 7 mila rispetto alle cessazioni. D'altra parte se sprofonda la domanda, nessuno può chiedere lavoro. E già in condizioni normali - secondo l'Istat - un lavoratore temporaneo ha 14 probabilità su cento di perdere il posto entro un anno, contro il 4 per cento del lavoratore tipico. Gli atipici, si sa, sono i più giovani. Il 21,5 per cento dell'arcipelago del lavoro precario è costituito da lavoratori fino a 34 anni di età. La classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni - secondo il Censis - rappresenta il 9 per cento; e ancora meno la classe tra i 45 e i 54 anni: il 6,2 per cento. Ma la precarietà dei giovani - sostiene il Censis - "risulta aggravata" dal netto calo del lavoro tipico nella loro fascia d'età: - 9,5 per cento. E' così che la precarietà è entrata nel ceto medio, perché sono anche i figli di un piccola borghesia poco avvezza alle intemperie del mercato del lavoro, cresciuta all'insegna della stabilità e del progressivo miglioramento del proprio status, a fare i conti con l'incertezza. Certo, sono i precari delle professioni intellettuali, degli uffici, delle consulenze, della pubblica amministrazione, delle università, della ricerca. Non delle fabbriche e neanche dei call center. Che, probabilmente, restano ad appannaggio delle classi popolari. Ma - ha scritto Aris Accornero nel suo "San Precario lavora per noi" - "non si può escludere che i ceti medi, coinvolti in una precarietà che non avevano mai conosciuto, ne vengano da questa frustrati più di quanto tocchi alla classe operaia, se non altro perché avevano aspettative di una maggiore stabilità dell'impiego". La precarietà allora diventa capillare come fenomeno percepito dalla comunità, aldilà delle sue dimensioni numeriche. Soprattutto perché non esistono paracaduti sociali: il precario, in Italia, è senza rete protettiva. In un'inchiesta di poco più di un anno fa, la Ces (la Confederazione dei sindacati europei) ha stimato che l'esercito dei lavoratori vulnerabile (o perché no? working poor, come negli Stati Uniti) ha superato i 30 milioni in tutto il continente: sei milioni nella Spagna del boom immobiliare e della iperliberalizzazione del mercato del lavoro, cinque nella Gran Bretagna, deindustrializzata, sei nella Germania dal welfare opulento. Così che - dati Eurostat - la percentuale di lavoro temporaneo in Europa è di poco superiore al 14 per cento (14,3), ma è oltre un terzo nel mercato spagnolo, il 14,2 per cento in Germania, il 13,3 per cento in Francia, il 12,3 in Italia. Una percentuale non clamorosa ma che negli anni, nella mancanza di un progressivo adeguamento delle protezioni sociali, ha inciso fortemente sulla cultura del lavoro e anche sulla scarsa produttività della nostra economia. Perché non può non esserci un rapporto tra la flessibilizzazione disordinata del nostro mercato del lavoro, con le sue frammentazioni e destrutturazioni, con la sua illusione di un'occupazione crescente nonostante un Pil perlopiù stagnante, e il crollo della produttività del sistema. E' solo una coincidenza che dal 1995 al 2004 la produttività media del lavoro sia aumentata da noi solo del 3,1 per cento, contro il 12 per cento tedesco e l'11,8 per cento francese? Eppure nei decenni passati, quelli delle garanzie, eravamo stati noi la tigre europea. Infine, dopo essere stati tanto flessibili e poi anche precari, i nostri lavoratori atipici difficilmente saranno pensionati, almeno come concepiamo noi adesso questa categoria. Certo - quando lavorano - versano i contributi previdenziali, e il loro è uno dei fondi dell'Inps con il migliore attivo. Ma serve per pagare le pensioni dei loro padri. E forse anche i prepensionamenti decisi, ancora una volta, dall'arroganza della recessione. (9 febbraio 2009)

giovedì 29 gennaio 2009

Roubini è pessimista ma spesso ci azzecca

I crolli dei mercati azionari mondiali sono sempre piu' strettamente correlati tra loro, e le economie dei paesi emergenti seguiranno le nazioni sviluppate in una "rigida recessione": questo il parere del famoso professore dell'Universita' di New York Nouriel Roubini.
Secondo Roubini la crescita economica cinese scendera' sotto il 5% e gli Stati Uniti perderanno sei milioni di posti di lavoro. L'economia americana si espandera' al massimo dell'1% nel 2010, afflitta dalla contrazione delle spese dei privati, mentre il tasso di disoccupazione crescera' almeno del 9%.
"Non c'e' nessun posto dove nascondersi", racconta a Bloomberg Television Roubini, professore di economia alla Stern School of Business di NY, che aveva previsto la crisi finanziaria. "Per la prima volta in decenni abbiamo una recessione globale sincronizzata. I mercati sono diventati perfettamente legati tra loro e cosi' anche le economie. Non e' il classico tipo di recessione di minore entita'".
Il professore suggerisce al governo Usa che dovrebbe nazionalizzare le banche principali perche' le perdite supereranno gli asset, avvicinando lo spauracchio della bancarotta. Gli istituti bancari potrebbero essere poi privatizzati un'altra volta in due o tre anni. Il professore ha confermato la sua previsione, secondo cui le perdite finanziarie statunitensi piu' che triplicheranno a $3.6 mila miliardi e che l'azionario globale brucera' il 20% nel 2009.

"Nessuno e' a favore di una statalizzazione a lungo termine del sistema bancario , ma se non lo si fa si finira' come il Giappone dove sono state mantenute in vita per dieci anni banche 'zombie' che non sono mai state ristrutturate" ha aggiunto Roubini. "Sara' ancora peggio. Quindi e' meglio ripulire, nazionalizzare le banche e venderle poi al settore privato"
Negli anni '90 il governo giapponese esito' a intervenire in tempo per risolvere la crisi finanziaria e poi fini' per incontrare molte difficolta' a far ripartire la crescita e combattere la deflazione, in quel periodo meglio noto come "Decennio Perduto".
Un altro suggerimento dell'economista e' quello di possedere cash o titoli del debito del Tesoro a breve termine, perche' i bond garantiscono rendimenti molto alti e sono economici rispetto ai relativi titoli azionari.
Roubini aveva previsto la crisi a luglio del 2006. A febbraio dell'anno scorso ha poi parlato di un disastro di proporzioni "catastrofiche" in arrivo, che i banchieri centrali non sarebbero riusciti a prevenire e che avrebbe portato al fallimento di molte banche e ad un "netto calo" dell'azionario. Da allora Bear Stearns e' stata ceduta e Lehman Brothers e' fallita, spingendo da un lato le banche ad accumulare contanti e dall'altro impedendo di fatto ad aziende e famiglie di avere accesso al capitale.
(WallStreetItalia.com)

Almeno qualcuno assume

Il Low cost di qualità batte la crisi. Il gigante svedese della moda «cheap» Hennets & Mauritz, più conosciuto come H&M, ha terminato l'esercizio 2008 (chiuso il 30 novembre) con un utile in rialzo del 12,5% a 15,29 miliardi di corone svedesi (1,44 miliardi di euro). In crescita anche il giro d'affari a 88,53 miliardi di corone svedesi (8,3 miliardi di euro) con un progresso del 13%. Bene anche l'ultimo trimestre settembre-novembre che ha registrato ricavi in aumento del 15,3% e utili in crescita del 9,4%. L'utile netto per l'intero anno si è attestato a 15,294 miliardi di corone (1,45 miliardi di euro) in crescita del 12,55% rispetto a un anno prima. Sulla base di queste performance, il Consiglio di amministrazione proporrà agli azionisti un dividendo da 15,50 corone per ogni azione (1,47 euro). In aumento del 10,7 per cento rispetto al livello dello scorso anno.
Per il 2009 «le prospettive restano positive», sottolinea la società che prevede di assumere 6-7mila persone. Per il mese che si sta chiudendo H&M precisa di attendersi un aumento dell'8% sul fatturato, mentre a partire da febbraio, iniziando dai paesi scandinavi, lancerà la sua nuova linea di corredi tessili per la casa, H&M Home. Sulla base degli ultimi dati disponibili, a livello globale la società conta 53.430 addetti, contro i 47.029 di un anno prima, di cui 4.924 in Svezia. Secondo gli analisti, l'exploit della catena di abbigliamento si spiega con il fatto che, a causa della crisi, anche le persone che prima facevano shopping in negozi costosi hanno dovuto ripiegare su marchi più economici, anche se sempre di qualità.
(Sole 24 Ore di giovedì 29 gennaio 2009)

venerdì 9 gennaio 2009

Formigoni: la compagnia di bandiera ha abbandonato il 70% delle rotte. Penati: apriamo al mercato

«Così ci riducono ad un deserto»

Gli enti locali milanesi chiedono la liberalizzazione dei voli


MILANO. Sulla carta sarebbe dovuto diventare il secondo hub italiano e, per questo, sono stati investiti miliardi di euro. Invece lo scalo varesino di Malpensa si avvia alla “desertificazione”, per usare le parole del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Alitalia ha abbandonato più del 70% delle sue rotte e al controllo passeggeri sono sparite le code, così come non c’è la ressa nella sala degli arrivi. Ieri, mentre a Roma Umberto Bossi cercava di spiegare al premier Silvio Berlusconi le “ragioni del nord”, all’aeroporto di Malpensa il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati (a capo di una giusta di centro-sinistra) ha riunito istituzioni (c’erano i presidenti delle province di Novara, Varese, Verbania), imprenditori, sindacati e consumatori. La richiesta è una sola: liberalizzazione dei voli. «I voli non più esercitati da Alitalia - ha spiegato Penati - siano messi a disposizione di altre compagnie. Chiediamo un regime di open-sky (cielo-aperto) che esiste già all’interno dell’Unione europea. Un regime che garantirà un servizio qualificato all’area più sviluppata del paese e tariffe più basse per i passeggeri». Penati non ha risparmiato attacchi al governo. «Non è possibile - ha detto - che vengano fatte scelte per proteggere il piccolo monopolista che è Cai. Tra l’altro Cai è una società privata e Alitalia non è più la compagnia di bandiera. La nuova Alitalia faccia le scelte che ritiene più opportune, ma questo territorio deve essere libero di scegliere le compagnie aeree che vuole, per collegare la Lombardia al resto del mondo». Dalle parole del presidente della Provincia anche un po’ di ironia sul “patriottismo” degli azionisti di Cai che Berlusconi, appunto, non aveva esitato a chiamare “patrioti”. «Dovevano salvaguardare l’italianità - ha detto - attraverso voli internazionali e intercontinentali. In realtà nel loro piano ci sono ben 99 voli alla settimana per il Charles De Gaulle di Parigi, praticamente negli orari di punta uno all’ora da Milano e da Roma. E Cai prenderà anche delle percentuali da Air France sui passeggeri italiani trasportati a Parigi per viaggiare poi sui loro aerei». «Il futuro di Malpensa - e Penati smette l’ironia per concentrarsi su una situazione certamente difficile - è il point to point. Pensate che negli Stati Uniti c’è un solo hub che è ad Atlanta e non a New York. Con la liberalizazione dei diritti di volo sarà rivisto anche il concetto di hub». «Non dico - ha aggiunto - che i diritti di volo devono essere liberalizzati solo per Malpensa, ma per tutto il Paese. Bisogna uscire dalla logica localistica e andare verso una logica di mercato. Se sarà così, anche aeroporti come Venezia e Pisa, che attraggono il turismo americano, potranno avere notevoli sviluppi, mentre Milano potrà continuare a sviluppare il suo mercato business».


Gigi Furini
USA: OCCUPAZIONE, PERSI 524.000 POSTI DI LAVORO
di WSI
La crisi del mercato del lavoro si avvita su se’ stessa, altro disastro nel mese di dicembre. Deluse le attese degli economisti che erano per una perdita di 500 mila posti. Tasso di disoccupazione al 7.2%. Peggior anno dalla Seconda Guerra Mondiale.



-->Nel mese di dicembre l'occupazione nel settore non agricolo negli Stati Uniti e' diminuita di 524 mila unita’. Si tratta di una contrazione dell'occupazione per il dodicesimo mese consecutivo. Il dato dello scorso mese e’ stato rivisto al ribasso da -533 mila unita’ a -584.000.
Lo ha reso noto il Dipartimento del Lavoro.
Il dato si e' rivelato peggiore rispetto alle stime degli economisti. Gli analisti si aspettavano in media una perdita di 500.000 posti. Cio' chiude il 2008 con il maggior numero di licenziamenti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ciao' dal 1945. Resta pessimista il manager di Pimco, Bill Gross, secondo cui prima di una ripresa economica gli Stati Uniti vedranno svanire ancora diversi milioni di posti. Allarmista anche Rob Carnell, economista di ING: "Tra qualche tempo le perdite di posti di lavoro supereranno la soglia di un milione su base mensile".
Il tasso di disoccupazione e’ balzato al 7.2% dal 6.8% dello scorso mese (rivisto da 6.7%), massimo assoluto degli ultimi 16 anni. Le attese erano per un rialzo pari a +7.00%. Il salario orario su base mensile e’ cresciuto dello 0.3%, oltre le attese (+0.2%).