mercoledì 29 aprile 2009

Le veline al potere. E la crisi? A pag. 17


La crisi è quasi finita. I giornali l'hanno passata a pagina 17. Prima ci sono il Papa in Abruzzo, la candidate di Berlusconi alle Europee, lo sfogo di Veronica, le Borse che risalgono, il Po che esonda (unoa volta si diceva straripa) e il ponte del I maggio per chi può. Epifani terrà il classico comizio a Roma. Meno male. L'ultima volta che è stato a Milano (per il 25 aprile) pare abbia speso 400 euro per una notte d'albergo. Così, se comizia da Roma il maggior sindacato dei lavoratori italiani risparmia qualcosa (che male non fa).

Ah, si diceva della crisi. Alcuni giornali l'hanno spostata a pagina 17. Altri l'hanno sbianchettata e non se ne parli più. Ecco un commento apparso su Repubblica.


Nella foto: Barbara Matera (fra le sicurissime , ex Letteronza)

lunedì 27 aprile 2009

Cala il lavoro, cresce la Borsa. I conti sono truccati

La Confindustria prevede, per il 2009, un calo di 650 mila occupati in Italia. Vuol dire che, finita la cassa integrazione, non tutti ritroveranno il lavoro. Intanto le banche (aiutate dal governo) continuano a mascherare i bilanci e presentano, addirittura, conti in attivo nel primo trimestre di quest'anno. C'è qualcosa che non mi convince. Ho trovato questo articolo su Wallstreetitalia.com

domenica 26 aprile 2009

Generazione 1000 euro (ma vanno bene anche 700)

La crisi rallenta, dicono gli economisti. Cioè siamo ancora in recessione, ma la caduta è meno veloce. A quando la ripresa? Intanto i giovani vivono sempre di più alle spalle dei genitori. E i famosi 1000 euro di tre anni sono diventati 800 (ma anche 700 o 600). Insomma, la vita è più cara e loro guadagnano meno.
Berlusconi pensa ad altro, alla Festa della Libertà (e non più della Liberazione), al G8 in Abruzzo, alle sue televisioni, deve dare un'occhiata al suo Milan, ecc...
Forse passeremo anche l'estate senza vedere un bricolo di ripresa mentre i più pessimisti dicono che bisognerà aspettare la primavera del 2010. Ecco un servizio sui precari pubblicato dal Sole 24 Ore

sabato 25 aprile 2009

Costa meno la Opel di una Opel


Sergio Marchionne, oltre agli affari americani, sta pensando anche alla Opel, gloriosa fabbrica tedesca ora in vendita per le difficoltà della sua controllante GM. Ma Marchionne, l'ha già detto, non vuole spendere un solo euro. Dunque, se l'affare si fa, sarà soltanto uno scambio di azioni, o di debiti (General Motors ha debiti in abbondanza e chissà se si salverà). Anche Fiat, in quanto a debiti, non scherza. Non sappiamo che cosa frulli nella testa della coppia Marchionne-Montezemolo, ma come non ricordare lo scambio di figurine di quando eravamo ragazzini ("ce l'ho, ce l'ho, manca. Ti do due Bulgarelli per un Mazzola). E chissà se non arrivranno a scambiare qualche bond GM per un'azione Fiat. O viceversa. Certo, sono affari complicati, che coinvolgono i governi e le diplomazie. C'è di mezzo Obama, dice la sua Berlusconi e i tedeschi non staranno a guardare.

In mezzo ci sono le sorti di centinaia di migliaia di lavoratori ma nessuno se ne occupa, tanto, se dovessero essere d'ingombro, c'è sempre la cassa integrazione pagata dall'Inps. Alla Fiat gli eventuali profitti, allo Stato le eventuali perdite. Ma allora non è cambiato niente, dai tempi di Bulgarelli e Mazzola.


Buon 25 aprile a tutti. Questo il pezzo uscito oggi sul Corriere

I paradossi di un paese in crisi

Ecco un bel servizio apparso oggi su Milanoweb.com


E' stato presentato l'altro giorno alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires, di fronte ad un'audience curiosa di sapere, "L'Italia In Bolletta" (Garzanti, 185 pagine), l'ultimo saggio del corrosivo Luigi Furini, già autore nel passato prossimo dei fortunati "Volevo Solo Vendere La Pizza" (2007. Recuperatelo se non l'avete ancora letto...) e "Volevo Solo Lavorare" (2008), entrambi bestseller di vendite e libri in grado di far discutere.
La bravura narrativa di Furini - che nella vita, oltre che autore letterario, è pure giornalista dell'Agl, l'agenzia giornali locali del gruppo Espresso-Finegil - è confermata dal fatto che anche in questo "L'Italia In Bolletta" si riesca a ridere (amaramente) dei vizi degli italiani, stavolta osservati sotto la lente d'ingrandimento della loro spiccata (e tragicomica...) inettitudine nei confronti delle questioni finanziarie. Da quelle più comuni e di tutti i giorni fino ad arrivare ad eventi epocali come il crollo di Lehman Brothers."Questo Paese" - spiega, sconsolato, lo stesso saggista - "è, almeno nel 70% dei casi, una frana nel leggere l'estratto conto bancario. Vale a dire la cosa più semplice che esista in ambito economico. Figurarsi allora quando il ceto medio si trova ad avere a che fare con complicatissime speculazioni degne di un broker scafato di Wall Street: vi lascio tranquillamente immaginare i risultati...".La domanda, infatti, che serpeggiava costante l'altra sera in Feltrinelli è stata la seguente: ma in Italia questa tanto pubblicizzata "crisi economica mondiale" esiste davvero? Si può parlare di un Paese in bolletta all'interno di una nazione occidentale che affolla le autostrade, le località di villeggiatura ed i ristoranti durante i ponti primaverili o che aquista sulla carta super-attici da 150 metri quadrati (a 8000 euro al metro quadrato...) nella nuova Zona Fiera qui a Milano? Incalzato da Roberto Rho (caporedattore de "La Repubblica - Milano") e da Paolo Barrai (acuto economista e autore del blog di contro-informazione finanziaria "Mercato Libero") Furini ha spiegato che "I cosiddetti 'super-ricchi' nel nostro Paese ci sono sempre stati, anche nell'800 quando il popolo moriva di fame, e quindi non mi è sembrato il caso di occuparmi di loro all'interno del mio libro. Libro che, invece, è rivolto prevalentemente al ceto medio con una serie di aneddotti dedicati al nuovo stile di vita degli italiani. Stile dettato da eventi mondiali come la recente crisi dei mutui americani Subprime ma anche da situazioni mai del tutto superate come i crack Parmalat e Cirio. Per non dire della vicenda dolorosa dei Bond argentini...".
"Però" - aggiunge il giornalista originario di Pavia - "tempeste finanziarie a parte, l'errore principale del ceto medio nostrano è che si è tramutato negli anni da 'formica' in 'cicala' tramite l'uso allegro delle rate o delle carte di credito cosiddette 'revolving'. Nel libro ho cercato di raccontare tutto ciò facendo esempi reali, al limite del paradosso, di gente che si spalmata i costi del viaggio di nozze in Brasile con un debito da restituire nell'arco di quaranta'anni; di quello che si è comprato il fuoristrada SUV ma, dopo aver terminato di pagarlo, lo tiene chiuso in garage perché non può permettersi di stare dietro al costo del bollo, dell'assicurazione e del pieno di benzina; oppure di quell'altro che si è addirittura comprato il cane di razza dilazionandolo in un tot di comode rate...".Ok, sembra che gli italiani - in tempi di crisi - siano diventati per reazione umorale ancora più consumisti del previsto. Ma il rischio reale, a questo punto, qual'è? "Il rischio" - spiega Furini - "è presto detto: c'è il pericolo che l'Italia si ritrovi ben presto, più che in bolletta, addirittura in mutande... Non vorrei passare per catastrofista o moralista, però, arrivati a questo punto, si può anche sperare che il ceto medio torni ben presto a fare la 'formica' utilizzando coscientemente la cara, vecchia calcolatrice di una volta. Quella macchinetta da poche lire che ti spiegava, ben meglio di certi analisti attuali, che, se volevi vivere un pochino tranquillo, le tue spese esterne non dovevano mai superare le entrate".
"Spiace infatti" - conclude l'autore de "L'Italia In Bolletta" - "che al giorno d'oggi si risparmi nel modo sbagliato... Qualche esempio? Bè, che senso ha comprare in autogrill il panino con la mortadella, invece che quello con il prosciutto crudo di origine protetta, se poi arrivati alla casa si acquista comunque l'immancabile Gratta e Vinci ? Oppure, scusate se torno sull'argomento, perchè fare la luna di miele in un posto esotico e di lusso se, quando sarai nonno e prossimo alle nozze d'oro, starai ancora pagando per il tuo matrimonio?". Paradossi, certo, ma raccontati da Furini anche le disavventure economiche più strampalate diventano perle di saggezza popolare in grado di far sorridere. E riflettere, ovviamente.
Il blog di Luigi Furini.
La scheda de "L'Italia In Bolletta" dal sito della Garzanti.

Simone Sacco

mercoledì 22 aprile 2009

Nel 2010 il debito/Pil al 121%, ma Tremonti è ottimista


L'Istat dice che 2,5 milioni di italiani vivono in povertà e che al Sud è povera una famiglia su 5.
Il Fmi dice che nel 2010 il rapporto fra deficit e Pil, in Italia, arriverà al 121%. Mi vengono i brividi. Di questo passo ci toccherà vendere la Torre di Pisa (ma anche il Colosseo ha il suo bel valore).
In America si è suicidato il capo del Settore Finanza di Freddie Mac.

Mi sa che la schiera degli ottimisti si assottiglia.
Io, che vede il bicchiere mezzo vuoto, sono già spaventato. Se qualcuno lo vede mezzo pieno, si faccia avanti.

lunedì 20 aprile 2009

"Alessandro, guadagni troppi soldi"


"Mia mamma mi sgrida perchè, secondo lei, guadagno troppo".
(Alessandro Profumo, ad di Unicredit, in un'intervista a "La Stampa")

La ghigliottina e il Grande Fratello

In Francia hanno "sequestrato" altri due manager. Le differenze retributive fra i manager e i lavoratori hanno assunto, ormai, proporzioni vergognose. Sono saltati tutti i parametri. E allora ho rintracciato su "Il Mondo" del 24 aprile questo stralcio di intervista al Pm di Milano Francesco Greco, che parla anche di Parmalat e di altre schifezze.
Ecco il botta e risposta:
Cosa pensa della rivolta contro i ricchi, dei sequestri di manager e banchieri?
"La sproporzione fra gli stipendi dei manager e dei banchieri e gli stipendi della gente comune era arrivata a livelli improponibili. E' andato in frantumi il patto sociale fra capitale e lavoro. Può succedere di tutto. E non è un caso che certi episodi siano accaduti in Francia".
Perchè?
"E' lì che hanno inventato la ghigliottina".

Fin qui le parole di Francesco Greco. Ho letto l'intervista (si parlava anche di altro), ci ho riflettuto, ho fatto un po' di conti, mi sono scandalizzato e incazzato. Poi ho acceso un po' la TV. C'erano le interviste ai poveri terremotati dell'Abruzzo, c'era Il Grande Fratello, c'erano commenti su Juve-Inter e su un altro canale c'erano spezzoni di programmi del 1990. Ecco, questa è l'Italia.

Tremonti è ottimista, ma i conti non tornano

Il ministro Tremonti va in TV e dispensa ottimismo. "Il peggio è alle spalle", dice. Il suo collega di governo, Sacconi, invita le aziende a non licenziare e a credere nell'immediato futuro. Ma il futuro prossimo non è così roseo. C'è un debito pubblico spaventoso (1.708 miliardi di euro) e, se tornano a salire i tassi, dovremo svenarci per pagare gli interessi. I dati sull'occupazione non sono affatto in miglioramento e, a giugno, tornano ad essere disoccupati i precari della pubblica amministrazione ai quali non verrà rinnovato il contratto.
In più, dando un'occhiata al mondo, vediamo che colossi come GM rischiano il fallimento (con inevitabili ripercussioni sul settore auto un po' dappertutto).
Ecco che cosa ha scritto Repubblica sull'intervento di Tremonti. Leggi qui

sabato 18 aprile 2009

"A ottobre vedremo segnali di ripresa"


Questa la mia intervista al professor Giacomo Vaciago, docente di economia alla cattolica di Milano, pubblicata su "Il Tirreno" di venerdì 17 aprile.


MILANO. Si vendono più automobili, le Borse sono in recupero, si vede la luce in fondo al tunnel?

«Non corra troppo in fretta. Le banche centrali dicono che sta rallentando il peggioramento. Come dire che la situazione peggiora, ma meno velocente di prima».

Giacomo Vaciago, professore di economia alla Cattolica di Milano, dice che la recessione sarà ancora lunga, che non è ora di festeggiare.

Un bicchiere di vino ce lo possiamo permettere?

«Se il massimo è un bicchiere di champagne, diciamo che siamo all’acqua minerale. Per ora io festeggio con l’acqua minerale».

Su, un po’ di ottimismo.

«Immagini di cadere dal 30esimo piano. Non siamo ancora al suolo, siamo arrivati al 10 piano».

E ci siamo già fatti male, quando arriveremo a terra, comincerà una fase di stabilità, prima della ripresa. Questo dicono i grafici.

«Il grafico della recessione ha la forma di una U. Si scende rapidamente, ci si assesta e poi si riprende».

E lei dice che non siamo ancora arrivati alla base della U, non abbiamo ancora toccato il fondo.

«Esatto. La produzione industriale mondiale è andata peggiorando nel primo trimestre di quest’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2008. Tutto ha coinciso con il fallimento della Lehman. Vedo un po’ di luce in questo mese di aprile, la curva non va più giù in picchiata».

A quando il fondo?

«Ad agosto. E durerà tutta l’estate».

Il giorno in cui toccheremo il picco minimo..

«Il primo ottobre, o giù di lì».

A novembre e dicembre ci saranno dei miglioramenti?

«L’ultimo trimestre di questo 2009 dovrebbe essere migliore del terzo».

Ma i mercati azionari sono già euforici. Recuperano bene, stanno cavalcado la ripresa.

«I mercati finanziari anticipano sempre gli avvenimenti di almeno sei mesi».

Parliamo di lavoro e occupazione. La situazione è pesante. «L’occupazione è sempre l’ultima variabile a mettersi in moto. Va a scoppio ritardato. Il peggio lo vedremo a dicembre, da gennaio 2010 ci saranno più posti di lavoro».

C’è da stringere ancora la cinghia?

«Se uno è disoccupato, diciamo che fino a marzo 2010 ha poche speranze di trovare un posto».

I governi si sono attivati, mettono in atto politiche di stimolo.

«Sì, ma gli effetti non si vedono in giornata».

Voi economisti temete la deflazione, un calo dei prezzi legato a un calo della produttività.

«E’ vero, ma non vedo questo rischio».

La risalita sarà forte come è stata la caduta? Insomma, tornerà il benessere di prima?

«Per dare una risposta bisogna capire fin dove il mercato era drogato dalla finanza. Quel sistema finanziario si è rotto e lo stanno buttando via. E ripartiremo quando la situazione finanziaria si sarà stabilizzata. Però credo che un mezzo punto di crescita potenziale l’abbiamo perso e sarà difficile da recuperare».

Al vertice del G20 hanno fatto tante promesse, hanno messo in cantiere una valanga di cose.

«Si devono fare le riforme, ma non si fanno in un’ora».

In Italia le riforme si fanno molto lentamente.

«Per fortuna la cose non devono partire da noi. C’è da rimettere ordine a un sistema mondiale. Ci sono 6 miliardi di uomini e donne al mondo che aspettano questo».

martedì 14 aprile 2009

MARTEDI 14 APRILE

RAI 3 CORRADO AUGIAS "LE STORIE" http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7886b9fb-6501-486c-af63-32b7b61aeacd.html?p=0

L’Italia in bolletta,il giornalista Luigi Furini, ospite di Corrado Augias a Le Storie Diario Italiano, fornisce una guida per “salvare” i risparmi ed evitare le trappole della crisi.

lunedì 13 aprile 2009

Sette giorni di vacanza, sette anni di debiti

L'intervista alla Gazzetta di Mantova.
Leggi qui

In 550 a Padova per ascoltare Paolo Barrai, leggere L'Italia in bolletta" e protestare contro le banche

Ecco che cosa ha scritto il "Corriere del Veneto"

A Padova Riunite 500 «vittime»
Banche, nuovi attacchi
«Abbiamo perso tutto»

PADOVA Andrea ha perso i risparmi di 19 anni di lavoro, Luca tutti i soldi conservati dal padre, Orlando l'intero capitale di famiglia, Alfredo si è accorto di un mutuo che lo stava dissanguando. E poi ci sono Maria, Fabrizio, Giuseppe, ognuno con una storia da raccontare. Venerdì sera, durante l'incontro organizzato a Padova dalla giornalista Rosanna Sapori e dal guru del blog «Mercato libero» Paolo Barrai, la sala grande dell'Hotel Biri sembrava un'immensa Spoon River di truffati. Tema della «conferenza di civile informazione», così come l'hanno voluta chiamare gli stessi promotori, «la crisi del mercato e i crack finanziari» (a prendere la parola anche il presidente dell'Adusbef, nonchè senatore dipietrista, Elio Lannutti e il giornalista Luigi Furini, autore del libro «L'Italia in bolletta»): un'occasione che molti dannati, ancora in lotta per cercare di ottenere giustizia, oltre che la restituzione di quanto dovuto, non hanno voluto perdere. Seduto in ultima fila c'era Andrea Cogo, una delle vittime del collo Parmalat. Venerdì sera si è presentato in sella alla sua bici e con una bandiera tricolore in spalla. «Vengo da Treviso e ho pedalato fino a Padova per portare la mia testimonianza – ha confessato l'uomo, 37 anni, ex stagionale all'Aprilia - . Da Calisto Tanzi avevo depositato circa 80mila euro: vent'anni di risparmi, che mi sarebbero serviti per ampliare la casa dei miei genitori. E invece... ». Invece tutto è andato in fumo. Ma Cogo non ha ancora perso la speranza. «Assieme ad altri 47 grandi azionisti siamo pronti a fare causa alla azienda di Collecchio - ha annunciato - . Io rivoglio indietro i miei soldi ». Qualche posto più in là se ne stava seduto Luca Giorni, un giovanotto di San Giovanni Val d'Arno, che in mano teneva stretta la copia di un decreto di citazione a giudizio. «Queste carte sono ormai l'obiettivo della mia esistenza – ha esordito - , si tta del processo che mio padre intentò prima di morire contro tre dipendenti della Cassa di Risparmio di Firenze. Questi signori, mite un incredibile raggiro, lo indussero a investire tutti i suoi risparmi, ben 268mila euro, in titoli di Stato emessi dall'Argentina ». Analogo destino per Orlando Masiero di Fiesso, fermo sulla porta. «Ho perduto tutto il capitale di famiglia nei bond Argentini – ha sussurrato - . Fino a qualche tempo fa ero fiducioso che Tremonti ci potesse dare una mano con i conti dormienti. Invece ora ho perso le speranze: quei soldi sono andati per salvare Alitalia e noi siamo ancora qui a cercare un conforto». Giovanni Viafora Insieme In cerca di giustizia Centinaia di persone si sono date appuntamento per ascoltare i consigli del guru Paolo Barrai

Alla Cisl hanno letto il mio libro. E hanno scritto...

Fino a pochi anni fa, gli italiani erano un popolo di risparmiatori. Oggi non più. Il primo colpo è arrivato, grazie alla complicità delle banche, con l'insolvenza dei bond argentini, le bancarotte di Cirio Parmalat, l'agonia di Alitalia, che hanno "tosato" decine di migliaia di famiglie, un'altra botta l'hanno data i tassi d'interesse, che per un certo periodo hanno fatto schizzare in alto le rate dei mutui. In un panorama segnato dall'inflazione, da una pressione fiscale in costante salita, dall'aumento delle tariffe, l'affondo finale è arrivato con il grande crac dell'autunno 2008, quando tanti lavoratori sono stati licenziati o cassintegrati e molti investimenti "sicuri" si sono praticamente azzerati, Ma un conto è parlare di finanza e di economia in termini astratti: il Pil che sale e scende, i tassi che rimbalzano su e giù in un balletto indecifrabile. Altra cosa è vedere come l'economia e la finanza incidano sulle nostre vite. Tutto questo ce lo racconta Luigi Furini, con un viaggio-inchiesta tra gli italiani ormai strozzati dai debiti. Perché - ci fa capire Furini - questa crisi ci sta toccando tutti e di certo non bastano gli inviti all'ottimismo, i salvataggi miliardari delle grandi banche e dei banchieri (gli stessi che ci hanno portato lino a questo punto) o le sparate demagogiche a rimetterci in carreggiata. Un libro utile, che si legge come un romanzo.

sabato 11 aprile 2009

Chi perde il posto ha diritto di sapere perchè

Sui leggono notizie pazzesche. Ci sono dirigenti che vengono liquidati con milioni di euro dopo aver provocato disastri nelle società da loro governate. La Seat PG (dove PG sta per pagine Gialle) in Borsa è passata da 6 euro a 0,00000 qualcosa (il prezzo che vedete sui giornali inganna perchè sono state raggruppate le azioni in ragione di 200 a 1) e il suo amministratore delegato si è detto fiero di aver incassato, in un anno, 8 milioni di euro di stipendio, bonus e tutto il resto.

Poi ci sono le aziende che licenziano, che "esuberano" perch hanno organici troppo folti e i loro manager vengono "premiati", per questo, con milioni di euro.

Ogni tanto qualche manager viene "trattenuto" in ufficio per una notte e costretto a subire un "faccia a faccia" con i lavoratori che hanno perso il posto. E tutti gridano allo scandalo. Ma io quando lo incontro il manager che mi ha licenziato se viaggia con la "security", se certamenrte non frequenta il mio ufficio? Quando gli parlo? Quando lo posso vedere a 4 occhi per dirgli che mi sta rovinando la vita?

Quando lo incontro a tu per tu il manager Alitalia che ha piazzato in giro le obbligazioni che non valgono più una cicca? bene, se non riesco a incontrarlo, permettete che, se lo incontro, lo possa "trattenere" qualche ora per spiegargli che cosa penso di lui e di tutta la ciurma di gente che lo circonda. Oppure mi arrestano per sequestro di persona? E perchè non arrestano lui per falso in bilancio, frode fiscale, distrazione di fondi, aggiotaggio, insider trading e...e... ce ne sarebbero di articoli del codice da contestargli. Mi fermo qui perchè sono incazzato. Buona Pasqua a chi crede. Buona domenica agli altri.

intervista alla radio

"NUDO E CRUDO" Radio rai, del 3 aprile conduce Giulia Fossà

Impigliati nella storia. Ci sono persone che si trovano, loro malgrado, a vivere vicende impreviste che cambiano il corso delle loro esistenze. Il mondo è violenza e caos: Nudo e Crudo da voce a quei narratori che cercano di combattere l'indifferenza. E il ceto medio, a rischio estinzione, vede svaporare risparmi, crescere debiti. E' l'Italia in bolletta. Ospiti del programma di Giulia Fossà: lo scrittore, Antonio Moresco; la regista cinematografica e scrittrice, Anna Negri; i giornalisti e scrittori, Giovanni Fasanella e Luigi Furini. Nello spazio Post-it, dedicato agli appuntamenti imperdibili, in collegamento il musicista Vinicio Capossela.



ascolta qui

martedì 7 aprile 2009

Tempi durissimi. I conti in rosso e troppi disoccupati

Prevedo una brutta Pasqua. A marzo la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. A pensarci bene si tratta di una percentuale impressionante, da brivido. In più le aziende, quelle americane prima delle nostre, stanno presentando deludenti risultati trimestrali. Dunque i conti non tornano e le banche continuano a nascondere asset tossici nei loro bilanci. Lo fanno perchè, se dovessero spiattellare la verità, dovrebbero portare i libri in tribunale. Invcece cercano di correre ai ripari e cercare di sanare, poco a poco, la situazione. Ce la faranno? Difficile fare previsioni. Intanto si continuano a perdere posti di lavoro, il reddito delle famiglie è in calo e i prossimi mesi saranno durissimi.
Se la Borsa è il termometro della situazione, ecco questo servizio

lunedì 6 aprile 2009

La vedo dura. Tempi lunghi per uscire dalla crisi.

La vedo brutta. le Borse stanno risalendo ma tanti anni di esperienza mi insegnano che i mercati azionari vanno per conto loro, spesso non tengono conto dell'economia reale. Per esempio, se la Fiat licenzia il titolo sale perchè in Borsa si pensa che la società possa risparmiare sul costo del lavoro (perchè le macchine le può produrre tranquillamente anche in Polnia). Dunque, al di là delle indicazioni delle Borse, vedo tanti italiani perdere il posto di lavoro. E tanti in cassa integrazione. Quanti di questi potranno rientrare in fabbrica? Si pensa che il 30-40% degli attuali cassintegrati non troverà più il posto in azienda. E poi ci sono troppi lavoratori precari, troppi a tempo determinato che ormai si pongono la solita domanda: "Tu quando scadi"?
Basteranno gli ammortizzatori sociali?
Il reddito delle famiglie sta certamente scendendo e tante persone hanno debiti da pagare. Magari sono debiti fatti anche con leggerezza, per andare in vacanza o per comprare un'auto più potente. Questo è successo fino all'anno scorso, ma spesso le rate venivano fatte per 48 o 60 mesi, quindi la strada è ancora lunga.
Ho appena cominciato a presentare il mio libro "L'Italia in bolletta". Sono contento, si vede un gran pubblico. Tanti vengono per sfogarsi, per dire che la banca li ha ingannati. Vengono a dire che i loro risparmi sono andati quasi tutti in fumo. Altri mi chiedono quando finirà la crisi. Domanda difficile e, per questo, sono affiancato da Paolo Barrai, un consulente serio (e indipendente). Insieme, per quanto possiamo, dispensiamo consigli. La prima cosa che diciamo a tutti? Di fare il passo secondo la gamba. Siamo finiti in questa crisi per un eccesso di debito. E ora che cosa facciamo? Altro debito per poterne uscire? Non mi sembra la strada migliore