giovedì 29 gennaio 2009

Roubini è pessimista ma spesso ci azzecca

I crolli dei mercati azionari mondiali sono sempre piu' strettamente correlati tra loro, e le economie dei paesi emergenti seguiranno le nazioni sviluppate in una "rigida recessione": questo il parere del famoso professore dell'Universita' di New York Nouriel Roubini.
Secondo Roubini la crescita economica cinese scendera' sotto il 5% e gli Stati Uniti perderanno sei milioni di posti di lavoro. L'economia americana si espandera' al massimo dell'1% nel 2010, afflitta dalla contrazione delle spese dei privati, mentre il tasso di disoccupazione crescera' almeno del 9%.
"Non c'e' nessun posto dove nascondersi", racconta a Bloomberg Television Roubini, professore di economia alla Stern School of Business di NY, che aveva previsto la crisi finanziaria. "Per la prima volta in decenni abbiamo una recessione globale sincronizzata. I mercati sono diventati perfettamente legati tra loro e cosi' anche le economie. Non e' il classico tipo di recessione di minore entita'".
Il professore suggerisce al governo Usa che dovrebbe nazionalizzare le banche principali perche' le perdite supereranno gli asset, avvicinando lo spauracchio della bancarotta. Gli istituti bancari potrebbero essere poi privatizzati un'altra volta in due o tre anni. Il professore ha confermato la sua previsione, secondo cui le perdite finanziarie statunitensi piu' che triplicheranno a $3.6 mila miliardi e che l'azionario globale brucera' il 20% nel 2009.

"Nessuno e' a favore di una statalizzazione a lungo termine del sistema bancario , ma se non lo si fa si finira' come il Giappone dove sono state mantenute in vita per dieci anni banche 'zombie' che non sono mai state ristrutturate" ha aggiunto Roubini. "Sara' ancora peggio. Quindi e' meglio ripulire, nazionalizzare le banche e venderle poi al settore privato"
Negli anni '90 il governo giapponese esito' a intervenire in tempo per risolvere la crisi finanziaria e poi fini' per incontrare molte difficolta' a far ripartire la crescita e combattere la deflazione, in quel periodo meglio noto come "Decennio Perduto".
Un altro suggerimento dell'economista e' quello di possedere cash o titoli del debito del Tesoro a breve termine, perche' i bond garantiscono rendimenti molto alti e sono economici rispetto ai relativi titoli azionari.
Roubini aveva previsto la crisi a luglio del 2006. A febbraio dell'anno scorso ha poi parlato di un disastro di proporzioni "catastrofiche" in arrivo, che i banchieri centrali non sarebbero riusciti a prevenire e che avrebbe portato al fallimento di molte banche e ad un "netto calo" dell'azionario. Da allora Bear Stearns e' stata ceduta e Lehman Brothers e' fallita, spingendo da un lato le banche ad accumulare contanti e dall'altro impedendo di fatto ad aziende e famiglie di avere accesso al capitale.
(WallStreetItalia.com)

Almeno qualcuno assume

Il Low cost di qualità batte la crisi. Il gigante svedese della moda «cheap» Hennets & Mauritz, più conosciuto come H&M, ha terminato l'esercizio 2008 (chiuso il 30 novembre) con un utile in rialzo del 12,5% a 15,29 miliardi di corone svedesi (1,44 miliardi di euro). In crescita anche il giro d'affari a 88,53 miliardi di corone svedesi (8,3 miliardi di euro) con un progresso del 13%. Bene anche l'ultimo trimestre settembre-novembre che ha registrato ricavi in aumento del 15,3% e utili in crescita del 9,4%. L'utile netto per l'intero anno si è attestato a 15,294 miliardi di corone (1,45 miliardi di euro) in crescita del 12,55% rispetto a un anno prima. Sulla base di queste performance, il Consiglio di amministrazione proporrà agli azionisti un dividendo da 15,50 corone per ogni azione (1,47 euro). In aumento del 10,7 per cento rispetto al livello dello scorso anno.
Per il 2009 «le prospettive restano positive», sottolinea la società che prevede di assumere 6-7mila persone. Per il mese che si sta chiudendo H&M precisa di attendersi un aumento dell'8% sul fatturato, mentre a partire da febbraio, iniziando dai paesi scandinavi, lancerà la sua nuova linea di corredi tessili per la casa, H&M Home. Sulla base degli ultimi dati disponibili, a livello globale la società conta 53.430 addetti, contro i 47.029 di un anno prima, di cui 4.924 in Svezia. Secondo gli analisti, l'exploit della catena di abbigliamento si spiega con il fatto che, a causa della crisi, anche le persone che prima facevano shopping in negozi costosi hanno dovuto ripiegare su marchi più economici, anche se sempre di qualità.
(Sole 24 Ore di giovedì 29 gennaio 2009)

venerdì 9 gennaio 2009

Formigoni: la compagnia di bandiera ha abbandonato il 70% delle rotte. Penati: apriamo al mercato

«Così ci riducono ad un deserto»

Gli enti locali milanesi chiedono la liberalizzazione dei voli


MILANO. Sulla carta sarebbe dovuto diventare il secondo hub italiano e, per questo, sono stati investiti miliardi di euro. Invece lo scalo varesino di Malpensa si avvia alla “desertificazione”, per usare le parole del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Alitalia ha abbandonato più del 70% delle sue rotte e al controllo passeggeri sono sparite le code, così come non c’è la ressa nella sala degli arrivi. Ieri, mentre a Roma Umberto Bossi cercava di spiegare al premier Silvio Berlusconi le “ragioni del nord”, all’aeroporto di Malpensa il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati (a capo di una giusta di centro-sinistra) ha riunito istituzioni (c’erano i presidenti delle province di Novara, Varese, Verbania), imprenditori, sindacati e consumatori. La richiesta è una sola: liberalizzazione dei voli. «I voli non più esercitati da Alitalia - ha spiegato Penati - siano messi a disposizione di altre compagnie. Chiediamo un regime di open-sky (cielo-aperto) che esiste già all’interno dell’Unione europea. Un regime che garantirà un servizio qualificato all’area più sviluppata del paese e tariffe più basse per i passeggeri». Penati non ha risparmiato attacchi al governo. «Non è possibile - ha detto - che vengano fatte scelte per proteggere il piccolo monopolista che è Cai. Tra l’altro Cai è una società privata e Alitalia non è più la compagnia di bandiera. La nuova Alitalia faccia le scelte che ritiene più opportune, ma questo territorio deve essere libero di scegliere le compagnie aeree che vuole, per collegare la Lombardia al resto del mondo». Dalle parole del presidente della Provincia anche un po’ di ironia sul “patriottismo” degli azionisti di Cai che Berlusconi, appunto, non aveva esitato a chiamare “patrioti”. «Dovevano salvaguardare l’italianità - ha detto - attraverso voli internazionali e intercontinentali. In realtà nel loro piano ci sono ben 99 voli alla settimana per il Charles De Gaulle di Parigi, praticamente negli orari di punta uno all’ora da Milano e da Roma. E Cai prenderà anche delle percentuali da Air France sui passeggeri italiani trasportati a Parigi per viaggiare poi sui loro aerei». «Il futuro di Malpensa - e Penati smette l’ironia per concentrarsi su una situazione certamente difficile - è il point to point. Pensate che negli Stati Uniti c’è un solo hub che è ad Atlanta e non a New York. Con la liberalizazione dei diritti di volo sarà rivisto anche il concetto di hub». «Non dico - ha aggiunto - che i diritti di volo devono essere liberalizzati solo per Malpensa, ma per tutto il Paese. Bisogna uscire dalla logica localistica e andare verso una logica di mercato. Se sarà così, anche aeroporti come Venezia e Pisa, che attraggono il turismo americano, potranno avere notevoli sviluppi, mentre Milano potrà continuare a sviluppare il suo mercato business».


Gigi Furini
USA: OCCUPAZIONE, PERSI 524.000 POSTI DI LAVORO
di WSI
La crisi del mercato del lavoro si avvita su se’ stessa, altro disastro nel mese di dicembre. Deluse le attese degli economisti che erano per una perdita di 500 mila posti. Tasso di disoccupazione al 7.2%. Peggior anno dalla Seconda Guerra Mondiale.



-->Nel mese di dicembre l'occupazione nel settore non agricolo negli Stati Uniti e' diminuita di 524 mila unita’. Si tratta di una contrazione dell'occupazione per il dodicesimo mese consecutivo. Il dato dello scorso mese e’ stato rivisto al ribasso da -533 mila unita’ a -584.000.
Lo ha reso noto il Dipartimento del Lavoro.
Il dato si e' rivelato peggiore rispetto alle stime degli economisti. Gli analisti si aspettavano in media una perdita di 500.000 posti. Cio' chiude il 2008 con il maggior numero di licenziamenti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ciao' dal 1945. Resta pessimista il manager di Pimco, Bill Gross, secondo cui prima di una ripresa economica gli Stati Uniti vedranno svanire ancora diversi milioni di posti. Allarmista anche Rob Carnell, economista di ING: "Tra qualche tempo le perdite di posti di lavoro supereranno la soglia di un milione su base mensile".
Il tasso di disoccupazione e’ balzato al 7.2% dal 6.8% dello scorso mese (rivisto da 6.7%), massimo assoluto degli ultimi 16 anni. Le attese erano per un rialzo pari a +7.00%. Il salario orario su base mensile e’ cresciuto dello 0.3%, oltre le attese (+0.2%).