Volevo solo vendere la pizza
Le disavventure di un piccolo imprenditore
ed. Garzanti
«Un ritratto del nostro Welfare straccione folgorante e impietoso, politicamente scorrettissimo proprio perché molto più autentico e realistico di qualunque trattato economico. Vivamente consigliato ai politici e ai sindacalisti che vogliono guardarsi allo specchio e uscire dal loro polveroso Jurassic Park.» Dalla prefazione di Marco Travaglio
Dove è più facile aprire un’impresa? In un paese dove si possono fare affari con relativa semplicità. Nella classifi ca della Banca Mondiale, l’Italia è all’82º (ottantaduesimo) posto, dopo il Kazakhistan, la Serbia, la Giordania e la Colombia. Merito della nostra infernale burocrazia.Un giornalista prova a diventare imprenditore. Segue i corsi di primo soccorso, quello antiincendio, quello sulla prevenzione degli infortuni. Frequenta commercialisti e avvocati. Informa le «lavoratrici gestanti» dei rischi che corrono – ma solo quelle «di età superiore ad anni 15». E poi c’è l’ASL con tutti i regolamenti sull’igiene e l’obbligo di installare e numerare le trappole per topi (non basta il topicida, vogliono fare una statistica?). C’è persino il decalogo che insegna quando bisogna lavarsi le mani. Compra centinaia di marche da bollo, compila (e paga) un’infinità di bollettini postali.
Sei mesi dopo e con centomila euro di meno, apre finalmente l’attività: un piccolo negozio di pizza d’asporto. Ma a quel punto si trova a dover fare i conti con i cosiddetti «lavoratori» e con i sindacati. Dopo due anni infernali, chiuderà bottega: non è sfiga, è il sistema. L’eccessiva rigidità nei rapporti di lavoro porta a un eccesso di fl essibilità? Le leggi troppo restrittive spingono inevitabilmente verso l’economia sommersa e il lavoro nero? Sono i temi di discussione in questi mesi caldi, mentre si parla di riforma della Legge Biagi.
Quello di Gigi Furini non è un trattato di economia del lavoro. È il resoconto di due anni impossibili, con tanti aneddoti spassosi. Eroica e sfortunata protagonista, una piccola società che «voleva solo vendere la pizza».
3 commenti:
La verita' e' che sono pochi i sindacalisti che come furini sono scesi in campo e toccando con mano (bruciandosi) e svuotando il proprio portafoglio, hanno finalmente preso coscienza che la burocrazia soffoca!
Io.......me ne vado in Guatemala!!!!
Salve sono Luigi omonimo di Furini.Sono un pizzaiolo con circa 15 anni di esperienza e l'anno scorso insieme a mio fratello Valerio abbiamo deciso di mettere su una pizzeria tutta nostra.Iniziati i lavori a settembre 2008 il 17 Maggio 2009 riusciamo ad inaugurare la nostra pizzeria.A settembre su internet scopro tra i tanti siti riguardanti pizzerie il libro di Furini 'volevo solo vendere la pizza' lo acquisto immediatamente e lo leggo.Inizialmente o sorriso a tutte le disavventure capitate a Furini stendando a crederci.Per farla breve non e passato 1 mese dall'inizio dei lavori del locale che tutto iniziava ad avverarsi,mi leggevo e rileggevo quel libro che era diventato x me ormai la mia bibbia.Quel libro mi ha dato la forza e il coraggio di andare avanti nel mio progetto era diventata una sorta di sfida.Be' di dissavventure se ne sono aggiunte altre ma il 17 maggio inauguriamo la pizzeria,il libro e sempre con me li in pizzeria in esposizione.Sono passati cinque mesi dall'apertura di lavoro ce ne tanto accompagnato da altri problemi ma con tanta voglia di lavorare.e vero la burocrazia italiana lascia proprio desiderare.Con questo commento vorrei tanto il sig. Furini mi rispondesse a questa mail 'alfetta1972@live.it',e per di piu' sarei lieto e felice di invitarla a Putignano nella mia pizzeria.Aspetto sue notizie.cordiali saluti. Gigi Loliva
Tratto dal mio blog "IL FARO" dantedalfonso.blogspot.com - Prima di dare una mia opinione, mi piace documentarmi il più possibile sui fatti. Su un libro, su un film o semplicemente su un tema di discussione. Da diversi mesi ero incuriosito dal libro di Luigi Furini (leggi il suo blog) "Volevo solo vendere pizza" che narra "le disavventure di un piccolo imprenditore"; incuriosito perchè come sapete (e come già ne ho scritto altre volte) il mio sogno nel cassetto è quello di mettermi in proprio. Incuriosito ed attratto dall'argomento inizio subito la lettura e subito dopo le prime pagine iniziano nella mia mente le prime domande, alle quali inizialmente non do tanto peso in quanto curioso di arrivare alla fine del libro per avere finalmente un quadro completo sull'argomento.
Il libro, secondo me, è scritto molto bene (la prefazione di Marco Travaglio fa un'ottima introduzione) ed oltre ad esporre i fatti, descrive anche lo stato d'animo del protagonista (alcune volte in modo tragicomico) di questa "storia vera" che in questo caso è l'autore stesso.
Nella mia vita professionale ho imparato fin ora (e non si finisce mai di imparare) che qualsiasi professione/attività non si improvvisa ma richiede COMPETENZA e FORMAZIONE. Queste due lacune ho riscontrato alla base di questa storia.
Come leggerete qui di seguito il libro narra la storia di una persona, un giornalista, che decide di aprire una pizzeria e si ritrova catapultato in una realtà professionale e burocratica al di fuori dell'immaginabile per chi fino a quel punto si era occupato di giornalismo. Il nostro "neo imprenditore" si sorprende quando sente parlare di corsi di formazione, normative, cade dalle nuvole quando sente parlare di HACCP.
Per chi come me è nel settore della ristorazione, usare un linguaggio simile è cosa normale, ma è normale perchè nel tempo ho avuto modo di acquisire COMPETENZA e PROFESSIONALITA' attraverso una FORMAZIONE COSTANTE. E' come se io decidessi domani di diventare giornalista: senza formazione, competenza e conoscenza del sistema sarei destinato al fallimento.
Un altro tallone d'Achille che ho riscontrato nella storia è il fatto che il nostro neo imprenditore non aveva nessuna esperienza nel campo della pizzeria non aveva fatto mai il pizzaiolo.
Mi spiego meglio: non è detto che puoi aprire una pizzeria solo se sai fare la pizza o che sarai sempre impiegato a fare il pizzaiolo nella tua attività, avere esperienza diretta di pizzaiolo ti aiuta in una corretta gestione del laboratorio, dei fornitori/ingredienti, dei sistemi produttivi. Ti aiuta anche quando si verificano situazioni come nel libro, che diversi pizzaioli abbandonano il posto di lavoro, e che lasciano l'imprenditore in balia del destino. Un imprenditore FORMATO e COMPETENTE in una situazione del genere si sarebbe messo in cucina a "sfornare le pizze" garantendo cosi il "core business dell'impresa".
..commento troppo lungo continua la lettura sul mio blog
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