
Questa la mia intervista al professor Giacomo Vaciago, docente di economia alla cattolica di Milano, pubblicata su "Il Tirreno" di venerdì 17 aprile.
MILANO. Si vendono più automobili, le Borse sono in recupero, si vede la luce in fondo al tunnel?
«Non corra troppo in fretta. Le banche centrali dicono che sta rallentando il peggioramento. Come dire che la situazione peggiora, ma meno velocente di prima».
Giacomo Vaciago, professore di economia alla Cattolica di Milano, dice che la recessione sarà ancora lunga, che non è ora di festeggiare.
Un bicchiere di vino ce lo possiamo permettere?
«Se il massimo è un bicchiere di champagne, diciamo che siamo all’acqua minerale. Per ora io festeggio con l’acqua minerale».
Su, un po’ di ottimismo.
«Immagini di cadere dal 30esimo piano. Non siamo ancora al suolo, siamo arrivati al 10 piano».
E ci siamo già fatti male, quando arriveremo a terra, comincerà una fase di stabilità, prima della ripresa. Questo dicono i grafici.
«Il grafico della recessione ha la forma di una U. Si scende rapidamente, ci si assesta e poi si riprende».
E lei dice che non siamo ancora arrivati alla base della U, non abbiamo ancora toccato il fondo.
«Esatto. La produzione industriale mondiale è andata peggiorando nel primo trimestre di quest’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2008. Tutto ha coinciso con il fallimento della Lehman. Vedo un po’ di luce in questo mese di aprile, la curva non va più giù in picchiata».
A quando il fondo?
«Ad agosto. E durerà tutta l’estate».
Il giorno in cui toccheremo il picco minimo..
«Il primo ottobre, o giù di lì».
A novembre e dicembre ci saranno dei miglioramenti?
«L’ultimo trimestre di questo 2009 dovrebbe essere migliore del terzo».
Ma i mercati azionari sono già euforici. Recuperano bene, stanno cavalcado la ripresa.
«I mercati finanziari anticipano sempre gli avvenimenti di almeno sei mesi».
Parliamo di lavoro e occupazione. La situazione è pesante. «L’occupazione è sempre l’ultima variabile a mettersi in moto. Va a scoppio ritardato. Il peggio lo vedremo a dicembre, da gennaio 2010 ci saranno più posti di lavoro».
C’è da stringere ancora la cinghia?
«Se uno è disoccupato, diciamo che fino a marzo 2010 ha poche speranze di trovare un posto».
I governi si sono attivati, mettono in atto politiche di stimolo.
«Sì, ma gli effetti non si vedono in giornata».
Voi economisti temete la deflazione, un calo dei prezzi legato a un calo della produttività.
«E’ vero, ma non vedo questo rischio».
La risalita sarà forte come è stata la caduta? Insomma, tornerà il benessere di prima?
«Per dare una risposta bisogna capire fin dove il mercato era drogato dalla finanza. Quel sistema finanziario si è rotto e lo stanno buttando via. E ripartiremo quando la situazione finanziaria si sarà stabilizzata. Però credo che un mezzo punto di crescita potenziale l’abbiamo perso e sarà difficile da recuperare».
Al vertice del G20 hanno fatto tante promesse, hanno messo in cantiere una valanga di cose.
«Si devono fare le riforme, ma non si fanno in un’ora».
In Italia le riforme si fanno molto lentamente.
«Per fortuna la cose non devono partire da noi. C’è da rimettere ordine a un sistema mondiale. Ci sono 6 miliardi di uomini e donne al mondo che aspettano questo».